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Filiera Corta

La borsa della spesa degli italiani è più leggera ma anche di minore qualità

A sostenerlo è Federalimentare in occasione della presentazione del bilancio 2013 dell'industria alimentare e l'indicazione delle prospettive attese nel 2014. Negli ultimi dodici mesi consumi in calo del 4 per cento

Roma- Consumi alimentari in calo del 4% nel 2013: una borsa della spesa più leggera e di minor qualità. E' quanto emerge dalle elaborazioni del Centro Studi Federalimentare. I discount sono stati "l'unico segmento Gdo in espansione negli ultimi anni: la perdita di 2,5 punti di valore aggiunto certifica che ormai la borsa della spesa degli italiani è più leggera ma anche di minore qualità". Un "segnale preoccupante" - ha avvertito l'Associazione - per un "settore tradizionalmente anticiclico che ha fondato la sua reputazione proprio sui prodotti ad alto valore aggiunto".

Il 2013 è stato- sostiene Federalimentare in occasione della presentazione del bilancio 2013 dell'industria alimentare italiana e l'indicazione delle prospettive attese nel 2014-  a due velocità per l'industria alimentare italiana, comparto di punta del manifatturiero nazionale con i suoi 132 miliardi di fatturato (di cui oltre 26 miliardi di export), 385 mila occupati e quasi 6.900 aziende sopra i 9 addetti. I primi 9 mesi dell'anno sono stati i peggiori dal 2007 dal punto di vista di produzione, fatturato e consumi. Ma l'attenuazione della spinta depressiva registrata nell'ultimo trimestre e la tenuta di export e livelli occupazionali rispetto ad altri settori fanno sperare in una inversione di tendenza già nel 2014 per un comparto ancora solido nonostante la crisi e pronto a sfruttare la ripresa dei mercati internazionali. Ma sulla valutazione del presente e del futuro del settore pesa - oltre all'handicap di tasse e balzelli crescenti - anche l'ingiustificata stagione di attacchi "ideologici" che minano l'immagine, la redditività e la competitività di un comparto strategico per l'economia nazionale. Tanto più che, a differenza di altri comparti del manifatturiero, l'alimentare è riuscito a emergere dalla prolungata stagione di crisi economica sostanzialmente "integro" e sarebbe perciò pronto a sfruttare la ripresa dei mercati globali.

"I ripetuti attacchi sull'origine delle materie prime - chiarisce il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani - negano la storia stessa del nostro Made in Italy, fatta di qualità e sicurezza. Questo settore può aiutare il Paese ad agganciare la ripresa, ma avrebbe bisogno di sostegni, non di attacchi che di fatto tolgono respiro al nostro rilancio. Dopo 6 anni di crisi in cui l'industria alimentare ha tenuto duro, difendendo la sua produzione e occupazione, ora deve giustificare il valore aggiunto, l'identità, il messaggio del Made in Italy di cui essa è portatrice di fronte a campagne mediatiche nate per ridurre questo concetto alla mera origine della materia prima, arrivando a denunciare come falso Made in Italy quello di aziende italiane che da sempre utilizzano materie prime importate". E' "una concezione assurda e autolesionista, oltre che la negazione stessa della nostra storia di Paese trasformatore. Nessuno si sognerebbe di definire falso un golf di filo realizzato da un'azienda italiana solo perché utilizza lana proveniente dalla Nuova Zelanda, o un ortaggio coltivato in Italia ma nato da sementi importate", ha aggiunto. "Sostenere ideologicamente - spiega Ferrua - il primato di un Made in Italy più buono e sano perché 'a Km zero' nega due verità inconfutabili: non sempre la materia prima italiana è sufficiente in quantità o è di qualità adeguata. Il sistema dei controlli utilizzato dall'industria alimentare per garantire la sicurezza e la tracciabilità del prodotto è tra i migliori al mondo, con 1 miliardo di analisi di autocontrollo e investimenti di 2 miliardi di Euro all'anno.

CONSUMI ALIMENTARI PIATTI NEL 2014.  RIPRESA NEL 2015.

Le prospettive- spiega Federalimentare- specifiche 2014 indicano "dopo il forte drenaggio del 2013, consumi interni di nuovo stazionari, una leggera ripresa della produzione (con incrementi inferiori all'1%), e l'accelerazione dell'export, che potrebbe portarsi su un passo espansivo tra l'8 e il 10%". Il 2015 "dovrebbe finalmente ritrovare il segno più nei consumi alimentari, seppur con una variazione molto marginale (sull'ordine di qualche decimale di punto), mentre produzione ed export dovrebbero consolidare i tassi espansivi del 2014". Determinanti, in particolare, le prospettive dell'export, che si confermerà anche nei prossimi anni nodo strategico per il settore, soprattutto nei mercati emergenti come Brasile, Russia, India e Cina (Bric), e in quelli in via di affermazione, i Mint (Messico, Indonesia, Nigeria, Turchia), la cui domanda di prodotti "belli e ben fatti" sembra fatta su misura per una produzione alimentare di qualità come quella italiana. A sostegno di queste possibilità di crescita si pongono "i benefici strategici dagli accordi Wto di Bali del 7 dicembre scorso, e "passaggi" importanti come la Presidenza Ue nel secondo semestre 2014 ed Expo 2015, imperniato, com'è noto, proprio su cibo e nutrizione". Fondamentali, "in termini di promozione della produzione nazionale verso nuovi mercati, iniziative come il Tavolo per l'internazionalizzazione tra industria alimentare e Istituzioni come Agenzia ICE e 4 Ministeri competenti (Affari Esteri, Sviluppo Economico, Salute, Politiche Agricole Alimentari e Forestali) per sostenere il food & drink italiano in 12 mercati chiave, ma anche l'edizione (che si annuncia record, dal 5 all'8 maggio prossimi) di Cibus a Parma, importante vetrina per le eccellenze italiane e strategico momento di incontro tra aziende italiane e buyer internazionali".

   

in data:05/02/2014

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