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Filiera Corta

La campagna “salva agnello” non supera la prova della tradizione

Sotto il 50 per cento, ma ancora alto il tasso di italiani che festeggiano la Pasqua con la carne di animale inferiore a sei mesi. Per la Brambilla, promotrice dell’azione di sensibilizzazione, la strada per la vittoria passa obbligatoriamente per legge

Roma- Per la passionaria “salva agnello” il risultato ottenuto per queste festività pasquali è forse ancora sotto le attese. La campagna lanciata da Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (Leidaa) ed esponente di Forza Italia, contro la macellazione e la commercializzazione a fini alimentari di animali di età inferiore a sei mesi non ha scalfito le intenzioni dei supporters della tradizione. Stando infatti alle rilevazioni di Coldiretti lo zoccolo duro di fan della carne d’agnello è stato pari al 41 per cento. Molti, comunque, sostiene l’organizzazione agricola- sono stati anche i menù vegani.  La parlamentare, per avere il risultato pieno, nonostante il suo appello a non consumare durante le festività carne di agnello o di capretto, dovrà dunque aspettare che il progetto di legge, presentato da lei alla Camera e che vieta 'l’abbattimento, la macellazione e l’importazione e l’esportazione di animali di età inferiore a sei mesi, la vendita e il consumo delle loro carni, faccia il suo corso con esiti vittoriosi.

Ma venendo ai numeri l’organizzazione agricola di Palazzo Rospigliosi segnala che la carne d’agnello è stata consumata, sulla base di un’indagine Coldiretti/Ixè sul rispetto delle tradizioni sulla tavola della Pasqua 2014, da quattro italiani su dieci nelle classiche ricette al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato. Nel periodo pasquale - informa la Coldiretti - si acquista la maggior parte del circa un chilo di carne di agnello che è in media è consumato in un anno da ogni italiano. Ben il 10 per cento di chi ha acquistato la carne di agnello - precisa la Coldiretti - si è rivolto direttamente all’allevatore, il 28 per cento si è assicurato comunque di portare in tavola prodotto italiano mentre solo il 4 per cento non ha guardato all’origine nazionale. La mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza fortemente richiesto dalla Coldiretti- incalza l'organizzazione-  favorisce tuttavia comportamenti scorretti come dimostra il consistente flusso delle importazioni dall’estero.

Per quanto riguarda i prezzi, quelli riconosciuti agli allevatori italiani si sono mantenuti sugli stessi livelli del periodo pasquale dello scorso anno, in media sui 4,5 euro al chilo per un agnello di 14/16 chili ed al consumo i listini delle carni ovine e caprine a marzo sono addirittura scesi dello 0,3 per cento su base congiunturale ed i prezzi - continua la Coldiretti - si sono aggirati, nella media nazionale tra i 10 e i 15 euro al chilo.

La spesa complessiva delle famiglie italiane per il menu di Pasqua è scesa – stima invece la Coldiretti - sotto il miliardo di euro anche per la stagnazione dei prezzi di vendita rispetto allo scorso anno provocata dalla crisi.

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in data:21/04/2014

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