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La cooperazione agricola resiste alla crisi
Dai dati statistici emerge che la cooperazione ha perso il 2,6% del proprio fatturato nel 2009 rispetto all’anno precedente ma è riuscita a mantenere saldo il valore nella voce dell’occupazione che ha subito un calo di solo lo 0,3% nello stesso periodo
Roma - La grave crisi economica del biennio 2008-2009 ha lasciato una traccia del settore cooperativo agricolo che, come tutti i comparti, ha vissuto una fase di contrazione ma ha fatto registrare una performance migliore rispetto a quella degli altri settori produttivi. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio della cooperazione agricola italiana presentato a Roma al Palazzo della Cooperazione.
Dai dati emerge che la cooperazione ha perso il 2,6% del proprio fatturato nel 2009 rispetto all’anno precedente ma è riuscita a mantenere saldo il valore nella voce dell’occupazione che ha subito un calo di solo lo 0,3%, nello stesso periodo.
Gli occupati nel comparto della cooperazione agricola sono oltre 93.000, mentre le adesioni dei soci superano le 863.000 unità, per un numero totale di imprese che è pari a 5.834, con una dimensione media aziendale di 5,9 milioni di euro.
La lettura che si ricava da questi dati è quella di un modello imprenditoriale che, nonostante la crisi, ha mostrato di avere in sé gli anticorpi adatti per reagire e stare sul mercato, evitando l’emorragia di disoccupazione e cassa integrazione registrata altrove sia in Italia che all’estero.
Le proiezioni al 2010 dell’Osservatorio rilevano rispetto all’anno precedente un incremento dell’1,5% per il fatturato (che supera i 34 miliardi di euro), mostrando come il settore sia uscito dalla crisi e che abbia ripreso anche a crescere a fronte di un ulteriore modesto calo dell’occupazione (-0,3%). La cooperazione, quindi, si riavvicina ai valori pre-crisi del 2008. “Tutto ciò conferma che il sistema cooperativo costituisce la parte dell’agricoltura che può aspirare effettivamente ad essere il perno indispensabile dell’agricoltura del futuro - ha commentato il Presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini - Queste informazioni mostrano una capacità di tenuta delle posizioni acquisite dalla cooperazione associata relativamente migliore rispetto al sistema alimentare non cooperativo, un posizionamento che deriva dalla mission delle imprese, fortemente orientate a valorizzare la materia prima dei soci anche in momenti in cui i mercati presentano segnali di ral-lentamento”.
In effetti prima della crisi economica il sistema cooperativo agroalimentare godeva di una discreta salute. Tra il 2006 e il 2008 i dati evidenziano un incremento di imprese cooperative agroalimentari dell’1,5%. Nello stesso periodo, si è consolidato anche il fatturato (+ 13,3%) e l’occupazione (+3,5%), mentre i soci sono calati dello 0,4%. L’incremento del numero delle imprese è concentrato prevalentemente al Sud, mentre al Nord la situazione è rimasta stazionaria.
Questo andamento conferma il processo di razionalizzazione e riorganizzazione che sta caratterizzando negli ultimi anni le cooperative del centro-Nord, dove il sistema presenta uno stadio di sviluppo avanzato e le operazioni più frequenti attengono più ai processi di concentrazione delle imprese attraverso la fusione delle strutture esistenti.
La configurazione territoriale al 2008 resta dunque stabile rispetto a quanto rilevato nel 2006: il 43,5% delle cooperative sono localizzate nel meridione, il 41,6% nel Nord e il 14,9% nel Centro Italia.
Tutte le aggregazioni geografiche presentano incrementi nei valori di fatturato e, in particolare, il Sud mostra una variazione particolarmente elevata e pari al 22% mentre il Nord si attesta al 12,5% ed il Centro al 7,2% Questi andamenti hanno marginalmente modificato l'importanza dei territori rispetto alla generazione di ricchezza complessiva: il Nord resta saldamente in testa detenendo circa il 78% del fatturato, ma i tassi di crescita del fatturato prima illustrati mostrano anche una certa vivacità del Sud.
La distribuzione del fatturato per comparto di attività premia i principali settori: ortofrutticolo, zootecnico, lattiero-caseario e vitivinicolo, cui si aggiunge un importante ruolo detenuto dai servizi.
Sebbene la maggior parte di cooperative faccia riferimento ad una dimensione economica piuttosto contenuta, sono le realtà maggiormente strutturate che determinano la quota più importante del fatturato cooperativo associato. Infatti, a differenza delle imprese, il fatturato registra una distribuzione tra le classi di dimensione econo-mica molto sbilanciata verso quelle più grandi
Circa il 54% del fatturato ricade nella classe oltre i 40 milioni di euro (a cui corrispondono 108 cooperative) mentre la classe inferiore ai 2 milioni di euro registra solo il 7% della ricchezza complessiva (a questa classe corrispondono circa i 2/3 delle imprese). Inoltre, sono sempre le cooperative di maggiori dimensioni economiche che attivano una domanda di lavoro significativa.