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Filiera Corta

La cucina etnica strega gli italiani

La metà degli italiani hanno mangiato almeno una volta nei ristoranti etnici, soprattutto cinesi. Un terzo acquista prodotti tipicamente stranieri presenti negli scaffali dei supermercati e cucina a casa propria ricette etniche, sebbene i negozi di alimentati gestiti da stranieri siano ancora poco frequentati. I giovani sono quelli più influenzati dalla cucina etnica, modificando le proprie abitudini alimentari anche con il consumo di kebab. Al Nord si va di più a mangiare in ristoranti etnici, al Centro si è più interessati all’acquisto di prodotti provenienti da paesi esteri.

Questi alcuni risultati di un’indagine condotta su un campione di 1.000 italiani nel mese di luglio realizzata dalla Fondazione Leone Moressa, che ha inoltre calcolato come in Italia su 100 imprenditori impiegati nella ristorazione, circa 9 sono stranieri. Le attività gestite da stranieri in questo settore si fanno più presenti a Milano (17,5%), Prato (15,8%) e Trieste (15,1%). Al Nord i cinesi sono l’etnia più diffusa, al Sud si tratta in prevalenza di tedeschi e svizzeri.

La metà degli italiani che ha provato almeno una volta la cucina etnica, frequenta abbastanza spesso i ristoranti stranieri: il 19% lo fa almeno una volta al mese, il 30,1% due o tre volte all’anno, mentre il 51% più raramente. Il ristorante cinese è quello più ricercato dagli italiani (40,4%), seguito dal giapponese (16,2%) e dal messicano (15,1%). I giovani (ossia coloro che hanno tra i 18 e i 34 anni) sono i maggiori frequentatori di ristoranti etnici: il 64,2% di essi ha sperimentato almeno una volta la cucina straniera, mentre se si analizzano le fasce di età successive la percentuale si abbassa al 47,5% per i 35-54 anni e al 45% per gli over 54. Inoltre i residenti al Nord e al Centro tendono a frequentare tali locali più spesso rispetto a coloro che abitano al Sud.

Più rara è la presenza degli italiani nei negozi etnici presenti nel territorio. Appena il 21,4% dice di aver fatto acquisti in questi negozi e la frequenza rimane bassa: infatti appena il 14,1% di essi dice di andare almeno una volta a settimana, mentre il 64,1% neppure una volta all’anno. Ad essere più interessata è la popolazione nella classe di età intermedia (26,7%) e residente al Centro (25,5%). Nei negozi alimentari gestiti da stranieri si tende ad acquistare per la maggior parte esclusivamente prodotti etnici (38,7%), anche se si comperano anche prodotti di uso comune (33,9%). Ci si rivolge a tali attività perché si trovano prodotti difficilmente reperibili nei negozi tradizionali (51,8%) o perché sono vicini a casa (19,6%) o più convenienti (16,1%). Alcuni invece si recano per pura curiosità (12,5%). La fiducia che gli italiani ripongono in tali negozi è però scarsa, dal momento che il 61,8% dice di trovarli poco o per niente affidabili, a causa soprattutto di una scarsa qualità nei prodotti venduti (66,3%), perché sono poco curati (22,1%) e perché, infine, sono frequentati in prevalenza da clientela straniera (11,5%).

Se l’acquisto di prodotti etnici avviene raramente nei negozi gestiti da stranieri, più probabile è il loro acquisto nei supermercati tradizionali: infatti un terzo degli intervistati dice di aver preso dagli scaffali tali alimenti. Ma in questo caso l’acquisto è molto più frequente rispetto a prima: il 40,7% dice di fare uso prodotti etnici almeno una volta al mese e il 26,4% almeno una volta all’anno. Più interessata all’acquisto la popolazione tra i 33 e i 54 anni (41,6%) e quella residente nelle aree centrali d’Italia (36,8%). Tali prodotti servono per la preparazione in proprio di piatti etnici: il 27,3% dice di riproporre ricette straniere qualche volta durante l’anno, mentre il 7,3% lo fa più spesso. La maggior parte degli italiani comunque dice di non aver mai preparato alcuna pietanza di origine straniera. Inizia a farsi strada anche il consumo di kebab (38%), più frequente tra i giovani (49,2%) e nel Nord (43,6%).

“L’influenza della cucina etnica sulle abitudini alimentari degli italiani” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “è un segnale evidente della commistione tra culture, che trovano nella tavola un altro importante punto di contatto. Maggiore è la presenza straniera nel territorio (come dimostrano le aree settentrionali e centrali del nostro Paese), più interesse suscitano negli italiani le tradizioni culinarie straniere. Prima si scoprono le pietanze frequentando i ristoranti etnici, poi si cerca di riprodurre le ricette tramite l’acquisto di prodotti tipici che non fanno parte della nostra cultura alimentare. La curiosità dei giovani è sintomo della loro maggiore predisposizione all’apertura verso queste nuove tendenze, influenzate dalla sempre maggior presenza di stranieri nel territorio.”

in data:17/08/2010

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