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La vendita diretta dei prodotti agricoli trova il muro di Confesercenti
L'organismo di rappresentanza, appellandosi al Governo e al Parlamento, ritiene lesivo e iniquo l’emendamento approvato dalle Commissioni riunite del Senato al ‘Decreto Fare’ perchè determina una inaccettabile distorsione della concorrenza
Roma- “La possibilità per le imprese agricole di vendere o di far consumare prodotti, anche non propri, direttamente sul posto, determina una inaccettabile distorsione della concorrenza: di fatto trasforma i produttori in aziende di intermediazione commerciale, ma garantisce loro un ingiustificato vantaggio, permettendo di aggirare qualsiasi norma relativa alla destinazione urbanistica della zona e alla destinazione d’uso dei locali in cui viene svolta. Si tratta di deroghe che contribuiscono, ulteriormente ed incomprensibilmente, a favorire un comparto e a penalizzarne un altro, quello della distribuzione commerciale, già duramente colpito ed indebolito dagli effetti della crisi economica”. Il secco giudizio è di Confesercenti dopo l’emendamento approvato dalle Commissioni riunite del Senato al ‘Decreto Fare’ sulla vendita e consumo sul posto dei prodotti agricoli.
“Si tratta - si legge ancora in una nota - di inaccettabili forzature che danneggiano quegli operatori economici che, in un regime di concorrenza leale e di rispetto delle regole, resistono sul mercato nonostante il forte disagio causato dall’eccesso di tasse, i bassi consumi e la deregulation degli orari commerciali”.
“Come dimostrano i dati del nostro Osservatorio sul commercio – sottolinea Confesercenti - nonostante il piccolo spiraglio certificato dalle rilevazioni dell’ultimo bimestre maggio-giugno, durante il quale 7.000 nuove attività commerciali hanno aperto i battenti e, per la prima volta dal 2012, si è registrato un saldo bimestrale positivo di 1.422 imprese, la crisi del commercio è lungi dall’essere scongiurata.
In particolare, il settore della distribuzione alimentare ha visto nei primi sei mesi dell’anno la chiusura di 3.821 imprese, per un saldo negativo di 1.300 imprese: sette imprese scomparse ogni giorno.
Tra gennaio e giugno, in particolare, hanno tirato già la serranda 856 esercizi, causando un rosso di 112 imprese nel comparto specializzato del dettaglio ortofrutta”.
Confesercenti chiede pertanto, a Governo e Parlamento di fare un passo indietro da un provvedimento iniquo e lesivo del libero mercato e ripristinare le giuste condizioni per tutte le imprese, senza distinzione, con gli strumenti adatti per reggere il gioco della concorrenza”.
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