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Lactalis snellisce Parmalat

Confermato dai neo proprietari del gruppo lattiero-caseario il piano operativo 2012-2014 che prevede la chiusura di tre stabilimenti con problemi di saturazione: Genova, Villaguardia in provincia di Como e Cilavegna in provincia di Pavia.

Roma - Cura dimagrante per Parmalat, gruppo acquisito recentemente dai francesi della Lactalis. Gli attuali vertici dell’azienda lattiero casearia hanno confermato e ufficializzato al ministero per lo sviluppo economico e alle parti sociali il piano operativo 2012-2014 che prevede la chiusura di tre stabilimenti con problemi di saturazione: Genova, Villaguardia in provincia di Como e Cilavegna in provincia di Pavia. Il piano era stato già illustrato nelle sue linee programmatiche il 22 giugno e successivamente dettagliato al Coordinamento Sindacale Nazionale nelle riunioni del 4 e 24 luglio.

Per fronteggiare le ricadute occupazionali derivanti dall'attuazione del piano di concentrazioni produttive, ''che comporta la chiusura di tre piccoli stabilimenti con problemi di saturazione'', si legge nella nota, Parmalat ha dichiarato ''la disponibilita' a mettere in atto, d'intesa con le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori, un Piano Sociale adeguato''. Il Piano Sociale, sottolinea l'azienda controllata dalla francese Lactalis, ''contempla un insieme sinergico di iniziative, per offrire soluzioni volte a limitare le conseguenze occupazionali, attraverso politiche attive del lavoro, quali il ricorso alla mobilita' interna infra gruppo e il trasferimento di personale presso operatori logistici terzi, supportati da idonei sostegni, anche formativi, il potenziamento del polo logistico di Villaguardia e, per la parte eventualmente residuale, il ricorso allo strumento del new placement a cura di una societa' specializzata nella ricollocazione del personale''.

Parmalat, inoltre, e' disponibile a favorire forme di utilizzo del sito di Genova diverse dall'attuale, da parte di soggetti imprenditoriali in grado di svolgere attivita' che possano ricreare occupazione sul territorio. In proposito, l'azienda ha precisato di aver ricevuto un progetto per la cessione del terreno e dell'immobile, finalizzata alla realizzazione di attivita' di natura commerciale. Tale progetto, subordinato alle necessarie autorizzazioni amministrative da parte delle autorita' locali competenti, puo' prevedere, nei tempi tecnici occorrenti, l'assorbimento dei lavoratori in esubero a seguito della dismissione del sito di Genova e la possibilita' di creare, altresi', occupazione aggiuntiva sul territorio, per un totale complessivo, compresi gli esuberi, di circa cento unita' lavorative, che vanno ben oltre l'entita' degli esuberi stessi. Parmalat, si legge ancora nella nota, ''e' comunque disponibile a valutare con le istituzioni locali questo e altri progetti che potessero eventualmente essere presentati da altri soggetti''. Parmalat, il cui Piano ha l'obiettivo ''di accrescere il fatturato in Italia per il triennio in oggetto'' e ''il miglioramento della produttivita' della business unit Italia di Parmalat Spa, attraverso un percorso di concentrazioni produttive e semplificazioni gestionali, sostenuto da adeguati investimenti, per riguadagnare la necessaria competitivita''', ha anche garantito che ''proseguira' l'acquisto della materia prima latte di produzione locale, in quantita' in linea con i conferimenti attuali, non essendo previsto un ridimensionamento produttivo ma solo un trasferimento delle produzioni''.

Le Parti Sociali, si legge nella nota, ''si sono gia' attivate presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la definizione nei prossimi giorni degli strumenti previsti, con particolare riferimento agli ammortizzatori sociali necessari per accompagnare la realizzazione del Piano Sociale''. Parmalat, commenta Antonio Vanoli, direttore generale per le attivita' operative del gruppo, ''ha presentato un piano operativo triennale che da un lato riafferma la centralita' dell'Italia con obiettivi di crescita e dall'altro intende, con il contributo di tutti, fronteggiare le ricadute occupazionali, anche mediante politiche di ricollocamento sul territorio''.

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