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Lamy chiede la restrizione dell’export alimentare

Ha toccato i massimi storici l'indice Fao sui prezzi del cibo. Per il numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) occorre trovare altri modi per assicurare i rifornimenti interni dei Paesi

Roma - Si fa sempre più grave la situazione dei mercati alimentari. A lanciare un appello accorato, dopo che l'indice sull’andamento mensile dei prezzi alimentari della Fao ha toccato i massimi storici a dicembre superando i livelli del 2008 e attestandosi a 214,7 punti, è Pascal Lamy, il numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) .

Le cause della situazione non facile- secondo Lamy - sono rintracciabili nelle restrizioni all'export di beni alimentari e relative in particolare ai cereali russi e ucraini che hanno favorito un impennata globale dei prezzi del cibo. Si suggerisce quindi di mettere un freno a queste misure e di trovare altri modi di assicurare i propri rifornimenti interni.

Nel suo messaggio Lamy spiega a chiare note che l'impennata dei prezzi, legata alla frenata delle esportazioni di alcuni Paesi produttori colpiti da inondazioni e siccità, rischiano di fomentare rivolte come quella in Tunisia e di far impennare verso l'alto l'inflazione.

Le restrizioni dell'export – spiega ancora Lamy - portano il panico sui mercati, quando più attori vedono i prezzi salire a livelli stellari. Il numero uno dell’organizzazione mondiale segnala quindi senza mezzi termini che dietro l'impennata dei prezzi dei cereali ci sono le restrizioni di Russia e Ucraina alle loro esportazioni di grano, dovute alla necessità di sfamare le popolazioni locali, dopo le recenti ondate di siccità.

Tuttavia, precisa che queste strette improvvise provocano gravi ripercussioni a livello globale e occorre trovare altri modi di garantire i rifornimenti alimentari interni. Quantomeno - conclude Lamy - bisogna esplorare la possibilità di esentare gli aiuti umanitari dalle restrizioni alle esportazioni.

in data:23/01/2011

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