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Latte, inflazione frena gli acquisti domestici
Assolatte, I consumi di latte alimentare sono diminuiti rispetto al 2021 del 4% per il fresco pastorizzato e dell’1% per l’Uht
Roma- Gli acquisti domestici di latte hanno risentito di un’inflazione che ha coinvolto, com’era inevitabile, anche i prezzi al consumo. I consumi di latte alimentare sono diminuiti rispetto al 2021 del 4% per il fresco pastorizzato e dell’1% per l’UHT. Bene è andato invece il canale estero che, nonostante tutto, si è confermato ancora una volta leva di crescita fondamentale per le aziende lattiero casearie. E' quanto emerso oggi a Milano con Assemblea Assolatte. I conti economici delle aziendenel 2022 sono stati messi a dura prova in tutte le loro principali voci di costo. Eppure, a dispetto di tutto, e seppure in sofferenza, il settore lattiero caseario- segnal l'associazione- ha mostrato ancora una volta la sua tenacia e capacità di resistere. Con un calo del solo 0,8%, le consegne di latte hanno permesso all’Italia di mantenere una disponibilità di latte bovino intorno alle 13 milioni di tonnellate. E diverse produzioni derivate hanno segnato addirittura un incremento
Il 2022- segnala in particolare l'associazione- ha visto un nuovo record di esportazioni casearie, che grazie a un +6,4% giungono a quasi 570 mila tonnellate. È un risultato importante, considerando anche che si è verificato in condizioni di inflazione anche sui principali mercati esteri, che ha portato il fatturato a 4,4 miliardi di euro, 5 miliardi considerando anche gli altri prodotti lattiero-caseari. Ottime le performance per mozzarelle, burrate, mascarpone e altri freschi, tutte referenze con tassi vicini alla doppia cifra. Anche due simboli del Made in Italy come Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno sostanzialmente confermato l’export del 2021 e messo a segno un ulteriore 3% sulle forme intere e oltre il 10% sul grattugiato. Anche gli altri stagionati duri hanno avuto un buon incremento, mentre pressoché tutti i formaggi hanno registrato percentuali sul valore in doppia cifra.
Per quanto riguarda il 2023, anche il primo trimestre si è chiuso con segno positivo, con produzioni ancora in crescita e un lieve recupero anche dei formaggi. Mentre l’export appare diviso tra mercati UE che confermano il loro ruolo di bacino di acquisto essenziale per i nostri formaggi (+7% fino a marzo) e un extra-UE invece in contrazione a cominciare da America (-5,6%) e Asia (-5,4%). Prevale comunque cautela sulle previsioni per la seconda parte dell’anno.
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