Filiera Corta
Le famiglie italiane risparmiano sull'ortofrutta
Dall'analisi MacFrut evidenzia che diminuiscono le quantità medie acquistate per nucleo
I dati del periodo gennaio-giugno 2010 dell’Osservatorio dei Consumi Ortofrutticoli delle Famiglie Italiane di MacFrut, curato da Gfk-Eurisko, confermano la tendenza del 2009: crescono le famiglie che acquistano frutta e verdura, ma cala la quantità media comperata per nucleo.
Se in tutto il 2009 ogni famiglia aveva ridotto - si legge in una nota - la spesa ortofrutticola di 10,3 chili, nel primo semestre 2010 (sull’analogo periodo del 2009) ne ha acquistato in media 5,09 chilogrammi in meno (-2,77%), con un calo di spesa media di 10,90 Euro (-3,39%), calcolando frutta e verdura fresche con ortaggi surgelati. Solo per il fresco (ortaggi e frutta) c’è un secco calo di 5 kg (da 180 kg a 175 per un -2,78%) e di 10,00 Euro per nucleo (303,00 a 293,00 Euro pari al -3,30%).
Da sottolineare che le famiglie che hanno acquistato frutta e verdura fresche sono arrivate al 100 per cento per gli ortaggi (23 milioni e 650mila) con “appena” un migliaio di nuclei in meno per la frutta (23.649.000).
Si è comprata meno frutta (-3 kg per famiglia) rispetto alla verdura (-2 kg per nucleo).
Se si valutano le cifre totali, si nota in leggero incremento del +0,90% in quantità (4.277.059 tonnellate in sei mesi 2010 contro 4.238.967 tons. del 2009) e del +0,10% in valore (7 miliardi e 305 milioni di euro a fronte dei 7.298 milioni del 2009).ma va considerato che c’è stato un incremento del +3,4/3,5% nel numero di famiglie che si sono rivolte all’ortofrutta.
E proprio sulla base di questa analisi economica l'edizione 2010 di Macfrut (Cesena, 6-8 ottobre) verterà sul cambiamento delle abitudini alimentari. A confermarlo è Domenico Scarpellini, Presidente di Macfrut
"L'edizione 2010 - dice il presidente - porrà l'accento anche sull'aspetto rappresentato da una maggior attenzione alla fase del consumo ed a quella che viene definita soddisfazione del consumatore. Non bastano aggregazione e coordinamento fra i produttori, occorre che la qualità sia percepibile e percepita al consumo. Anche perché una tale percezione potrebbe facilitare una maggior opportunità di allargare il mercato».
Non a caso si terranno (giovedì 7 ottobre nel pomeriggio) una Tavola Rotonda su “Insegnare e apprendere le buone abitudini alimentari a scuola - Casi e strategie nell’esperienza degli operatori ortofrutticoli di frutta nella scuola” e, venerdì 8 ottobre, in mattinata, il Convegno “Alimentazione e salute: le nuove frontiere della comunicazione”, che affronterà l’argomento di come comunicare al meglio una tematica cruciale quale quella del binomio salute e alimentazione attraverso azioni efficaci di comunicazione, promozione e pubblicità dei prodotti agro alimentari (in particolare ortofrutta). Non mancheranno appuntamenti internazionali quali il Summit Europeo della frutta, e il G 20 Forum delle regioni europee, ed altri incontri (una prima lista nel sito di Macfrut).
Ritornando invece ai consumi, nel primo semestre 2010 le famiglie italiane hanno acquistato il 49,8 % di frutta fresca nella GDO (iper, supermercati e superette –nel 2009 erano al 48,8%) e per quanto riguarda il valore, la quota aumenta, in quanto si è al 51,5% (2009: 51,4%). In calo, invece, ambulanti-mercati che dal 23,7% in quantità passano al 22,8%, con il valore che scende al 21,2 dal 21,8% dl 2009. Il fruttivendolo, presenta un calo in volume (dal 20,2% del 2009 al 19,7) e un leggero incremento in valore con il 19,9% rispetto al 19,7% del 2009.
Lenta e costante la crescita dei discount che si attestano al 6,8 in quantità (2009: 6,7%) e al 6,5% in valore (2009: 6,3%). Da sottolineare che per le verdure fresche la quota della GDO è al 52,4% in valore, mentre il discount nei primi sei mesi dell’anno in corso “vale” già l’8,4% (8,1% nel 2009).
E’ la riprova che al supermercato si acquista frutta di prezzo maggiore e si cerca quella a prezzi più accessibili nei canali tradizionali che in Italia hanno ancora un forte presenza a differenza di altri Paesi europei. Non a caso, invece, siamo su livelli europei per i surgelati: il 75,1% delle quantità viene comperato nella GDO e il 16,6% nel discount, percentuali che in valore diventano, rispettivamente il 77,2% e il 12,6% (nel 2009 il discount era fermo all’ 11,9).