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Liberalizzazione dei vigneti, Bruxelles butta acqua sul fuoco
Dopo la lettera inviata da otto Paesi membri, l’Unione europea segnala che i diritti di impianto potranno essere prorogati fino al 2018 se valutato un rischio per le vigne
Roma - Bruxelles butta acqua sul fuoco sulla liberalizzazione dei vigneti. La Commissione europea, con una prima timida spiegazione, ha cercato in queste ore di calmare gli animi sulla riforma dei diritti di impianto rispondendo informalmente alla lettera-denuncia inviata il 4 aprile da otto Paesi membri (tra cui l’Italia) sul pericolo che potrebbe portare il provvedimento operativo a partire dal 2015.
Risposta indirizzata anche al ministro per le Politiche agricole Saverio Romano che aveva fatto presente che la decisione adottata in sede europea nel 2009 dall’Organizzazione comune di mercato (Ocm) potrebbe provocare una forte destabilizzazione del settore perchè il provvedimento potrebbe far saltare i paletti introdotti nel 1972 tesi a limitare l’estensione dei filari e mirati a mettere a frutto i vigneti solo in terreni già in passato destinati a quella coltura, rioccupando vigne dismesse.
Concretamente, in attesa dunque della riposta ufficiale e formale, l'esecutivo Ue, ha spiegato che il commissario Ciolos non ha infatti ancora risposto alla lettera dei partner, ma ha ricordato che i diritti di impianto non spariranno da un giorno all'altro alla scadenza prevista del 2015, in quanto ogni Paese ha la possibilità di prorogarli fino al 2018, se ritiene che una soppressione immediata possa rappresentare un rischio troppo elevato per alcuni vigneti''.
Inoltre – aggiunge in una nota Bruxelles - prima della fine dell'anno prossimo la Commissione Ue presenterà un'analisi più precisa dell'impatto della riforma.
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