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Livorno, morta la donna che aveva contratto il morbo della mucca pazza

Scongiurati dal Nosocomio possibili rischi di contagio. Coldiretti dà garanzie sulla carne bovina

E’ morta oggi all’ospedale di Livorno una livornese di 44 anni dopo un lungo ricovero in stato di incoscienza per aver contratto la variante della sindrome di Creutzfeldt-Jakob, noto come morbo della “mucca pazza”. A renderlo noto è la Asl. Il caso era divenuto noto il 21 luglio scorso e si tratta del secondo caso registrato in Italia.

Il primo riconosciuto dalle autorità sanitarie riguardò una donna di Menfi nel 2002, mentre altri successivi sono stati qualificati come sospette varianti della malattia. Intanto Il professor Giuseppe Meucci, direttore del reparto di Neurologia del nosocomio, ha fatto sapere, in una conferenza stampa, che non c'e' alcun rischio di contagio.

Assicurazioni su possibili rischi sono arrivate anche da Coldiretti. E’ una eredità del lontano passato facilmente prevedibile, per i lunghi tempi di incubazione della malattia, che non ha nulla a che fare - ha commentato l'organizzazione agricola -  con il consumo della carne italiana che è del tutto sicuro grazie ad un rigido sistema di controlli introdotto con successo nel 2001 per far fronte all’emergenza Bse.

La Bse è praticamente scomparsa da anni dagli allevamenti italiani per l'efficacia delle misure adottate per far fronte all'emergenza come - sottolinea la Coldiretti - il monitoraggio di tutti gli animali macellati sopra i 30 mesi, il divieto dell'uso delle farine animali nell'alimentazione del bestiame e l'eliminazione degli organi a rischio Bse dalla catena alimentare. Ma anche e soprattutto l'introduzione a partire dal 1° gennaio 2002 di un sistema obbligatorio di etichettatura che consente di conoscere l'origine della carne acquistata con riferimento agli Stati di nascita, di ingrasso, di macellazione e di sezionamento, nonché un codice di identificazione che rappresenta una vera e propria carta d'identità del bestiame e consente di fare acquisti Made in Italy.

A dimostrare che nei bovini la malattia della mucca pazza e' ormai quasi completamente debellata sono - continua la Coldiretti - i numeri forniti dalla Commissione Ue: nell’unione Europea dai 37.000 animali ammalati del 1992 si e' passati, nel 2009 a soli 67, dei quali appena due casi in Italia su oltre 450mila test effettuati.

Occorre evitare che inutili allarmismi si riflettano sui consumi di carne bovina i cui consumi familiari che sono di circa 23 chili per famiglia acquirente. In Italia sono presenti circa centomila allevamenti di bovini da carne con 6,3 milioni di animali che collocano il nostro paese al quarto posto a livello comunitario con decine di migliaia di occupati.. Il valore della filiera della carne bovina al consumo - conclude la Coldiretti - è di 15,4 miliardi di euro con la produzione italiana è sostanzialmente stabile mentre il nostro tasso di approvvigionamento della carne bovina risulta sostanzialmente al 60 per cento.

in data:06/01/2011

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