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Miceli, il velista delle sfide impossibili tenta l'impresa dell'autosufficienza alimentare
Parte il 19 ottobre da Riva di Traiano (Civitavecchia) l'impresa finalizzata a fare il giro del mondo e circumnavigare l'Antartide avendo a bordo di una dodici metri un orto da coltivare e due gallime ovaiole
Roma- A tenergli compagnia saranno Biondina e Nerina, due galline ovaiole. La sua nuova sfida ha invece un forte sapore agricolo. Eh si, proprio così. Matteo Miceli, velista solitario e noto per le imprese ardue, dovrà tenere in vita un orto sulla barca se vorrà mantenersi in forza per fare il giro del mondo e circumnavigare l'Antartide nella sua prossima e imminente impresa che partirà il 19 ottobre da Riva di Traiano (Civitavecchia) alle ore 12,00 con la Class 40 EstEco, una barca a vela di solo 12 metri. Altrimenti l'unica ancora di salvataggio che rimarrà sarà inevitabilmente solamente quella della pesca per continuare ad alimentarsi. Insomma dopo la traversata del 2 005 compiuta, insieme al velista Andrea Gancia, a bordo di Biondina Nera, un catamarano non abitabile lungo appena 6 metri da lui costruito e utilizzato per percorrere l’Oceano Atlantico dal Senegal alla Guadalupa e quella del 2007 dalle Canarie alla Guadalupa in solitaria e compiuta in 14 giorni, 17 ore e 52 minuti, Miceli ci riprova in questi prossimi cinque mesi con il “Roma Ocean World” nel tentativo di dimostrare che uomo e tecnologia possono convivere e disegnarsi un futuro nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente.
Questa volta, però l’impresa, condotta in completa autosufficienza alimentare e studiata nei minimi dettagli dall’Università Federico II° di Napoli e dall’Università di Bologna, può rappresentare un vero modello pilota. Miceli infatti dovrà occuparsi, come detto, del suo orto e delle sue compagne di viaggio, sottoposte nei mesi scorsi alla navigazione in mare e a un training produttivo in gabbie basculanti appositamente realizzate per evitare di far venire il mal di mare alle galline e garantire così una buona produzione di uova. L’orto fuori suolo a cui vigilerà Miceli, spiega Francesco Orsini, ricercatore del Dipartimento Scienze Agrarie (gruppo Orticoltura) di Bologna, è stato realizzato in due vasche con substrati di una miscela di fibra di cocco e di perlite di un metro quadro ciascuna. Il risultato è quello di avere- continua il ricercatore- piante di foglie e non di frutta perchè quest’ultime, rispetto alle prime, in zone molte fredde come l’Antardite, hanno maggiori possibilità di morire. La scelta è dunque di pura convenienza.
L’orto garantirà 40 grammi giornalieri che andranno a completare l’autosufficienza alimentare fornita dal pesce e dalle uova delle galline. Nella disponibilità del velista potranno esserci dunque verdure fresche, misticanze di insalate, verdi o rosse, aromatiche, basilico, prezzemolo. E nel caso anche queste non dovessero sopravvivere dovrà nutrirsi con la pesca in attesa di una ripresa vegetativa. L’acqua per innaffiare le piante non sarà quella potabile – perché non potrà portarne - ma quella ricavata dai processi di desalinizzazione dell’acqua marina grazie alle sofisticate strutture alimentate dai generatori di bordo.