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Nasce la Banca del Vino Santo affumicato dell'Alta Valle del Tevere
In occasione della Mostra Mercato Nazionale del Tartufo bianco di Città di Castello è stato presentato il nuovo presidio Slow Food centrato sulla sconosciuta produzione enologica
Città di Castello (Perugia)- Alla XXXV Mostra Mercato Nazionale del Tartufo bianco di Città di Castello, il pregiato diamante bianco, unico per le sue qualità e caratteristiche, non è stato il solo protagonista. A rubargli lo scettro, anche se per poche ore, è stato il Vino Santo affumicato dell'Alta Valle del Tevere, nuovo presidio Slow Food, presentato in occasione del Laboratorio del gusto e poi proposto in una degustazione molto raffinata, preparata dalla chef Chiara Filippi del ristorante La Miniera di Galparino, di Paterna di Città di Castello. Locale premiato con la Chiocciola di Slow food della Guida delle Osterie d'Italia.
Il Vino Santo affumicato ha origini antichissime. Era utilizzato in ambito familiare, prodotto in piccole quantità e consumato solo in occasioni importanti, come matrimoni e festività. Non è mai stato commercializzato ed è dunque praticamente sconosciuto. Richiede una lavorazione molto lunga e impegnativa, solo la fermentazione infatti, che avviene in piccole botti in rovere, dura ben tre anni. Slow Food ha voluto incoraggiarne la produzione, per non perdere una tradizione antichissima e per dare a tutti la possibilità di degustarlo e apprezzarne gli aromi. Per questo motivo, presto nascerà la Banca del Vino Santo affumicato dell'Alta Valle del Tevere.
In occasione de Il vino santo in cucina, una degustazione di piatti di alta cucina a base di vino affumicato, Chiara Filippi ha espresso il suo estro, rimanendo tuttavia molto legata ai prodotti della tradizione Umbra, che ben si sposano con questo antico distillato. Ai fortunati commensali, la chef ha proposto per iniziare, un eccellente tortino di pecorino, molto morbido e dalla consistenza delicarta e poi ha scelto i cereali, con del farro Dop di monteleone mantecato con mazzafegato, riproposto anche con della fagiolina del lago di Trasimeno. Il dolce era un semplice croccantino integrale, arricchito con mousse di ricotta e riduzione di vino santo affumicato. Un menù quindi all'insegna della semplicità, che vince sempre rispetto alle pietanze troppo elaborate, dove non è sempre facile distinguere i diversi sapori. Un'esperienza sensoriale da ripetere sicuramente, recandosi direttamente nel ristorante della chef Chiara Filippi.
Maria Cristina Cusumano