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Natale al ristoranze per 5 milioni di persone. Fipe: "Ma quasi un locale su tre rimarrà chiuso"
Trecentocinquanta milioni di euro la spesa complessiva prevista per menu prevalentemente “all inclusive”, con una spesa media di 70 euro a testa
Roma- Pasta fatta in casa, bollito misto, ma anche crostacei e frutti di mare. E naturalmente antipasti in serie e il panettone o il pandoro per concludere. A quattro giorni dalla festa più importante e sentita dell’anno le cucine di 77mila ristoranti italiani sono in piena attività per farsi trovare pronte ad accogliere quasi 5 milioni di persone decise a consumare il pranzo fuoricasa.
Secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, invece, questo potrebbe essere il Natale del ritorno alla normalità con il numero di persone attese nei ristoranti che torna ai livelli pre-pandemia: 350milioni di euro la spesa complessiva prevista per menu prevalentemente “all inclusive”, con una spesa media di 70 euro a tesa. Per la verità qualche proposta più accessibile non sarà impossibile trovarla: il 23,4% dei ristoranti infatti proporrà soluzioni sui 50 euro, mentre per chi ha maggiori disponibilità economiche si potrà arrivare a oltre 80 euro nel 15,3% dei locali.
Al di là della spesa, condizionata certamente dal caro materie prime alimentari ed energetiche, il dato che fa riflettere maggiormente in questo Natale, è quello dei ristoranti che non apriranno i battenti: nel 2019 il 71,8% degli imprenditori non esitava minimamente a decidere se aprire o meno a Natale. Oggi il dato si ferma al 65,1%, una cifra inferiore persino al 2021 quando era il 67,6%.
“E’ probabile che le cause di questa dinamica dipendano – spiega Lino Enrico Stoppani, Presidente FIPE-Confcommercio – da un lato dall’oggettiva difficoltà di reperire personale che da qualche anno caratterizza il mercato del lavoro di questo settore ma dall’altra anche dalla volontà di imprenditori che sono direttamente coinvolti nelle aziende di “staccare la spina” almeno in una giornata particolare come il Natale per consentire a loro stessi e ai collaboratori di trascorrere la festa con i propri familiari. Anche così si aiuta il processo verso una maggiore conciliazione tra vita e lavoro di cui il mondo della ristorazione ha enorme bisogno”.