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Nessuno stop per l'export agroalimentare firmato Made in Italy

Nel primo bimestre dell'anno- segnala Coldiretti - le esportazioni dei prodotti alimentari tricolori sono cresciute del 7 per cento

Roma - L’export agroalimentare italiano sembra non conoscere stop nonostante il periodo di crisi economica. A certificarlo è Coldiretti. L’organizzazione agricola, sulla base di un’ analisi di mercato, segnala che le esportazioni di settore sono aumentare del 7 per cento nel primo bimestre 2012 dopo che lo scorso anno il valore delle spedizioni all’estero ha oltrepassato per la prima volta i 30 miliardi.

A crescere all'estero nel 2011 - sottolinea Coldiretti - sono stati i settori più tradizionali del Made in Italy come i formaggi, a partire da grana e parmigiano reggiano che sono i più esportati con una crescita del 21 per cento ma anche il vino (+12 per cento), l’ olio di oliva (+9 per cento), la pasta (+8 per cento), i prodotti da forno (+7 per cento) e di salumeria (+7 per cento).


Il comparto più dinamico - continua la Coldiretti - è quello dei formaggi e latticini, che nel complesso fanno segnare un successo del +15 per cento per l’aumento delle vendite all’estero dovuto, oltre che al grana padano e parmigiano reggiano (+21 per cento), anche al gorgonzola + 13 per cento e al pecorino, in ripresa con l’8 per cento dopo una difficile crisi. Stabile - precisa la Coldiretti - il comparto frutticolo, dovuta soprattutto alle mele (+22 per cento) che hanno controbilanciato il forte calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi mentre fortemente negative sono state le esportazioni di ortaggi (- 8 per cento), colpite ingiustamente anche dalla psicosi ingiustificata generata dal batterio killer. Tra i principali Paesi di destinazione dell'agroalimentare tricolore si sono verificati aumenti in valore verso la Germania (+5 per cento), la Francia (+9 per cento) e il Regno unito (+3 per cento), con un incremento medio nella Unione Europea del 6 per cento. Crescono però a ritmi molto più sostenuti - conclude la Coldiretti - le richieste nei Paesi extraeuropei (+15 per cento), tra i quali spicca soprattutto il ruolo degli Stati Uniti (+10 per cento) ma va segnalato anche il boom del vino italiano in Cina con una crescita del 65 per cento.

in data:06/05/2012

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