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Nuova pagina nera per la ristorazione. Chiusura alle 18.00. Vince il lockdown ibrido
Per la Federazione dei Pubblici Esercizi le misure del Governo costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese del settore. E’ di oltre un un miliardo la mancata vendita di cibo per Coldiretti
Roma- A questo punto la paura di chiudere definitivamente comincia seriamente a palesarsi nelle menti di titolari di bar e ristoranti. Dopo il severo lockdown degli scorsi mesi arriva quello “ibrido” dopo il rialzo dei contagi e il correre del virus Covid in Italia: il nuovo Dpcm firmato nella notte, secondo fonti governative, dal Premier Conte, dovrebbe prevedere la chiusura alle ore 18 di tutti i ristoranti, bar e gelaterie.
Il provvedimento, già dalle prime indiscrezioni, ha alzato le barricate di tutte le organizzazioni di settore, a partire da Fipe-Confcommercio. “Le misure annunciate dal governo – dichiara la Federazione dei Pubblici Esercizi, costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese della ristorazione. Se non accompagnate da contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica, sarebbero il colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani, che già sono in una situazione di profonda crisi, con conseguenze economiche e sociali gravissime”. Viene- aggiunto- che “i ripetuti annunci di chiusure anticipate hanno già prodotto la desertificazione dei locali e, indipendentemente dalle novità sugli orari effettivi di apertura, le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d'imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d'azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale”.
La chiusura anticipata alle 18,00 della ristorazione- commenta Coldiretti- con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti e pizzerie ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento”.
Filiera Italia ribadisce che la misura contenuta nel nuovo Dpcm che prevederebbe la chiusura dei ristoranti alle 18 in settimana appare sproporzionata. “Stiamo mettendo sullo stesso piano chi rispetta le regole e chi non le rispetta” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. “Stiamo vanificando gli investimenti - dice ancora il consigliere - che questi esercizi hanno fatto nelle settimane di crisi per garantire il servizio in sicurezza -riduzione dei posti, distanziamento e presidi - mettendone seriamente a rischio l’occupazione ”. “Prendiamo atto della decisione, che speriamo fino alla fine possa cambiare, ma siamo convinti che l’apertura domenicale sarà insufficiente a compensare il crollo del fatturato per cui serve immediatamente un ristoro diretto” dicono da Filiera Italia. “Ora si compensi con un pagamento adeguato a fondo perduto ben oltre gli attuali 5000 euro - continua Scordamaglia - credito di imposta totale per qualsiasi locazione, sospensione di tutte le scadenze fiscali e proroga della cassa integrazione senza alcun onere”. E conclude: “Non si perda tempo o con la ristorazione affonderà buona parte del settore agroalimentare italiano”