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Ogm, la Corte Ue stoppa l'Italia
Gli Stati dell'Unione europea non possono adottare misure di emergenza concernenti alimenti e mangimi geneticamente modificati senza che sia evidente l'esistenza di un grave rischio per la salute o per l'ambiente. A dare indicazione è la Corte di Giustizia europea in una sentenza emessa oggi riguardante il caso di un coltivatore italiano, Giorgio Fidenato, penalmente perseguito perche', nel 2014, aveva coltivato mais MON 810 in violazione del decreto dell'Italia del 2013 che lo vietava. La Corte ricorda anche che in quell'occasione l'Italia aveva chiesto alla Commissione di adottare misure di emergenza alla luce di alcuni nuovi studi scientifici realizzati da due istituti di ricerca italiani.
"Sulla base di un parere scientifico emesso dall'Autorita' europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la Commissione ha concluso che non vi erano nuove prove scientifiche a supporto delle misure di emergenza richieste che fossero capaci di invalidare le proprie precedenti conclusioni sulla sicurezza del mais MON 810. Nonostante cio', nel 2013 il governo italiano ha adottato un decreto che vietava la coltivazione del MON 810 nel territorio italiano". La Corte ricorda "che tanto la legislazione alimentare dell'Unione quanto la legislazione dell'Unione concernente gli alimenti e i mangimi geneticamente modificati sono volte ad assicurare un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi dei consumatori, garantendo al contempo l'efficace funzionamento del mercato interno, del quale la libera circolazione degli alimenti e dei mangimi sicuri e sani costituisce un aspetto essenziale". "Il principio di precauzione, inoltre - sollolinea la Corte - che presuppone un'incertezza sul piano scientifico in merito all'esistenza di un certo rischio, non e' sufficiente per adottare tali misure".