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Olio, la festa è solo rimandata. La ripresa è vicina dopo il periodo di flessione
Con il nuovo anno il comparto sembra uscire dal periodo della contrazione della domanda interna ed estera del 2013. Nel periodo novembre 2013-aprile 2014 rilevata da Assitol una tendenza positiva per gli extravergine con una crescita a due cifre
Roma- C’è poco da festeggiare, ma l’Italia, nonostante tutto, mantiene nel 2013 la leadership mondiale dell’olio confezionato. Una magra consolazione per gli operatori dell’Associazione italiana dell’industria olearia (Assitol), ma il 2014 fa ben sperare nella ripresa di un settore in forte affanno e colpito dalla crisi. Al centro dei problemi del comparto resta però lo svantaggio competitivo delle aziende italiane rispetto ai concorrenti stranieri perché- spiega Assitol nella presentazione del “Monitoraggio degli oli di oliva e di sansa”- possono contare su sistemi nazionali che valorizzano l’intero comparto.
Dati alla mano e con una festa di ripresa solo rimandata, il report economico presentato sottolinea il momento difficile e segnala che nel 2013 la contrazione della domanda, interna ed estera, ha molto pesato sull’andamento del comparto. Nel dettaglio, le aziende hanno commercializzato sul mercato italiano 94.329 tonnellate di oli di oliva e di sansa, registrando un calo del 3,5 rispetto all’anno precedente. A fare la parte del leone, è l’extravergine con 69.730 tonnellate (73,5 degli oli venduti), seguito dall’olio di oliva (22,5), ed il 2,3% per la sansa. I più venduti sono gli oli convenzionali, vale a dire le grandi marche italiane, con 69.370 tonnellate: in pratica, il 91,6% della categoria. Il “100%” italiano si attesta a 4543 tonnellate (6,5% del settore), mentre olio biologico e Dop/Igp rappresentano l’1,9% delle vendite di extra in Italia (1270 tonnellate). La Grande Distribuzione Organizzata rappresenta il principale canale di vendita per il comparto.
Anche i volumi dell’export sono diminuiti con 117.898 tonnellate di oli di oliva e sansa scambiati all’estero (-14,7%). Ciò ha inciso negativamente sul settore, da sempre caratterizzato da una forte propensione internazionale. L’extravergine nel 2013 ha perso il 15,4 dell’intera categoria: sono calati anche gli oli convenzionali (-25,4), quelli di origine italiana-(25,4), il biologico (-23,3).
Non tutto però sembra perso. La speranza di uscire dal momento difficile si è affacciata alla fine dell’anno: la ripresa ha cominciato a farsi sentire, per poi rafforzarsi nei primi mesi del 2014. Stando ai dati del monitoraggio del periodo novembre 2013 – aprile 2014, il settore rileva una tendenza positiva, con una robusta crescita a due cifre degli oli extravergini di oliva, rispetto allo scorso anno, dovuta principalmente alle marche italiane. Il dato positivo inizia a confermarsi anche per le esportazioni, che registrano una discreta ripresa nei primi mesi dell’anno, con segni di rafforzamento in aprile.
Intanto, per il 2013, l’Italia, come già detto, mantiene la leadership mondiale nell’olio confezionato. Tuttavia, le imprese soffrono sempre di più nella competizione internazionale, rispetto alla Spagna, concorrente storico dell’industria italiana, ed ai Paesi emergenti (Nord Africa, Australia, Stati Uniti). Il motivo- spiega Assitol- è da ricercarsi nella rigidità del sistema-Paese, che mette in difficoltà le imprese, abituate a confrontarsi con il mercato ma sempre più svantaggiate rispetto alla concorrenza straniera. A questo si aggiungono le divisioni interne alla filiera, che non consentono di investire su una promozione complessiva dell’olio d’oliva nei principali mercati. “Correre da soli non fa bene – ha osservato Giovanni Zucchi, neo-presidente dell’associazione - i nostri competitors possono contare su un sistema nazionale che valorizza l’intero settore oleario, difendendolo in caso di attacchi esterni e di polemiche pretestuose. Uno svantaggio competitivo che dobbiamo cercare di colmare, ognuno con un passo verso l’altro”.
Dati alla mano il report economico presentano sottolinea il momento difficile e segnala che nel
2013 la contrazione della domanda, interna ed estera, ha molto pesato sull’andamento del comparto. Nel dettaglio,
le aziende hanno commercializzato sul mercato italiano 94.329 tonnellate di oli di oliva e di sansa, registrando un calo del 3,5 rispetto all’anno precedente. A fare
la parte del leone, è l’extravergine con 69.730 tonnellate (73,5 degli oli venduti), seguito dall’olio di oliva (22,5), ed il 2,3% per la sansa.
I più venduti sono gli oli convenzionali, vale a dire le grandi marche italiane, con 69.370 tonnellate: in pratica, il 91,6% della categoria.
Il “100%” italiano si attesta a 4543 tonnellate (6,5% del settore), mentre olio biologico e Dop/Igp rappresentano l’1,9% delle vendite di extra in Italia (1270 tonnellate). La Grande Distribuzione Organizzata rappresenta il principale canale di vendita per il comparto.
Anche i volumi dell’export sono diminuiti con 117.898 tonnellate di oli di oliva e sansa scambiati all’estero (-14,7%). Ciò ha inciso negativamente sul settore, da sempre caratterizzato da una forte propensione internazionale. L’extravergine nel 2013 ha perso il 15,4 dell’intera categoria: sono calati anche gli oli convenzionali (-25,4), quelli di origine italiana-(25,4), il biologico (-23,3).
Non tutto però sembra perso. La speranza di uscire dal momento difficile si è affacciata alla fine dell’anno: la ripresa ha cominciato a farsi sentire, per poi rafforzarsi nei primi mesi del 2014. Stando ai dati del monitoraggio del periodo novembre 2013 – aprile 2014, il settore rileva una tendenza positiva, con una robusta crescita a due cifre degli oli extravergini di oliva, rispetto allo scorso anno, dovuta principalmente alle marche italiane. Il dato positivo inizia a confermarsi anche per le esportazioni, che registrano una discreta ripresa nei primi mesi dell’anno, con segni di rafforzamento in aprile.
Intanto, per il 2013, l’Italia, come già detto, mantiene la leadership mondiale nell’olio confezionato. Tuttavia, le imprese soffrono sempre di più nella competizione internazionale, rispetto alla Spagna, concorrente storico dell’industria italiana, ed ai Paesi emergenti (Nord Africa, Australia, Stati Uniti). Il motivo- spiega Assitol- è da ricercarsi nella rigidità del sistema-Paese, che mette in difficoltà le imprese, abituate a confrontarsi con il mercato ma sempre più svantaggiate rispetto alla concorrenza straniera. A questo si aggiungono le divisioni interne alla filiera, che non consentono di investire su una promozione complessiva dell’olio d’oliva nei principali mercati. “Correre da soli non fa bene – ha osservato Giovanni Zucchi, neo-presidente dell’associazione - i nostri competitors possono contare su un sistema nazionale che valorizza l’intero settore oleario, difendendolo in caso di attacchi esterni e di polemiche pretestuose. Uno svantaggio competitivo che dobbiamo cercare di colmare, ognuno con un passo verso l’altro”.