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Olio e bevande all'arancia, il made in Italy è più forte

Approvato dall'Aula di Montecitorio l’utilizzo di dispositivi di chiusura più sicuri per il prodotto oleario usato negli esercizi pubblici e l’aumento al 20% dell’arancia nelle bibite vendute con il nome dell’arancia

Roma- Cambio di marcia per il made in Italy che incassa dall’Aula della Camera dei Deputati l’ok a una maggiore tutela. Montecitorio ha infatti approvato l’utilizzo di dispositivi di chiusura più sicuri per l’olio usato negli esercizi pubblici e l’aumento al 20% dell’arancia nelle bevande vendute con il nome dell’arancia. Il benestare dei parlamentari alle due misure è arrivato con il voto della legge Comunitaria nell’articolo riguardante “Disposizioni in materia di bevande a base di succo di frutta” e in quello relativo a “Disposizioni in materia di qualità e trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini”.

Soddisfazione per il passo compiuto verso il rafforzamento della tutela del made in Italy è stata espressa dal ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina. “Le due norme approvate ieri in Aula alla Camera, che prevedono una l’aumento al 20% dell’arancia nelle bevande vendute con il nome dell’arancia e l’altra l’utilizzo di dispositivi di chiusura più sicuri per l’olio usato negli esercizi pubblici, sono importanti- ha detto il responsabile del dicastero agricolo di via XX Settembre - per la tutela del Made in Italy e dimostrano come l’agroalimentare sia centrale nell’azione legislativa. Il voto è testimonianza di un grande lavoro di squadra fatto in collaborazione tra Governo e Parlamento. Con l’intervento sulla percentuale di frutta nelle bevande, mettiamo in condizione – ha aggiunto - la filiera agricola e quella alimentare di trovare una sempre maggiore collaborazione, in un’ottica di sistema. Con la norma antirabocco tuteliamo una grande produzione come l’olio d’oliva italiano che è sempre più spesso oggetto di contraffazioni e deve essere salvaguardato”.

Artefice della norma antirabocco è Colomba Mongiello (Pd) che con un emendamento alla legge Comunitaria impone anche l'indicazione del termine "miscela" per gli oli originari di piu' di uno Stato Membro della Ue, in modo da evitare il nome "made in Italy" per oli non interamente prodotti in Italia.  L'emendamento approvato con il solo voto contrario della Lega prevede che "gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati e forniti di idoneo dispositivo do chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sua aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l'esaurimento del contenuto originale indicato in etichetta".

Parere favorevole è stato espresso anche dal Presidente di Unaprol Massimo Gargano. Bene le nuove norme anti rabbocco ed etichettatura con il termine miscela, scritto con un colore diverso, stabilite dal Parlamento italiano con gli emendamenti alla legge comunitaria. "D'ora in poi ha affermato il presidente del Consorzio olivicolo italiano- , sarà sempre più difficile la pratica della frode commerciale a danno dei consumatori negli esercizi pubblici. La norma vieta che al consumatore finale venga servito olio extra vergine in recipienti non integri e quindi aperti e riutilizzati, come spesso accade attraverso la pratica del riempimento delle bottiglie in alcuni casi con oli di dubbia provenienza. dora in poi più approvvigionamenti direttamente dal produttore o dal frantoio.
"L'approvazione mette in riparo da ulteriori rilievi la legge Mongiello, meglio conosciuta come legge del salva olio made in Italy". Ha concluso Gargano che ha aggiunto: "Il provvedimento aumenta la catena del valore del nostro migliore prodotto ambasciatore del gusto italiano in tutto il mondo ed esclude ulteriori alibi da parte dei nemici del Made in Italy e dei prestigiatori dell'origine".

Contrario invece alla decisione di alzare la percentuale di arancia è il il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua. "E' dannoso- ha commentato il presidente-  introdurre vincoli e divieti circoscritti solo a chi produce in Italia. Cosi' si favoriscono gli stranieri, si penalizza la competitivita' italiana, si mettono a rischio migliaia di posti di lavoro fra diretti e indotto".  "La norma approvata - ha incalzato Ferrua - e' chiaramente incostituzionale, perche' determina una discriminazione cosiddetta "alla rovescia" nei confronti dei produttori italiani, pone un freno immotivato alla libera iniziativa economica e viola il principio di ragionevolezza, stante l'assenza di ragioni di tutela della salute o sicurezza alimentare".

"La norma - ha proseguito - non si giustifica infatti con motivi di salute: lo ha gia' chiarito la Commissione Ue nei propri rilievi quando l'ha bocciata negli anni passati. E non offre certezze all'agricoltura, visto che l'approvvigionamento non e' detto che possa essere solo italiano. La norma inoltre non porta nemmeno benefici ai consumatori, che oggi hanno gia' ampia scelta con spremute e succhi 100% e domani non troveranno gusti apprezzati da decenni. Troveranno invece piu' calorie sui prodotti fatti in Italia e requisiti e prezzi piu' bassi nei prodotti fatti all'estero". "La norma- ha concluso - rischia di far sparire linee di produzione e di intaccare i livelli occupazionali. In un momento come questo e' assurdo penalizzare chi fa impresa in Italia e genera valore economico e sociale".

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