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Olio italiano: la notorietà è alta, ma la credibilità è a rischio

Nel rapporto sulla percezione tra olio extra vergine made in Italy e consumatore mondiale redatto da Extract, l’osservatorio costituito da Unaprol, il prodotto rischia di perdere consenso a causa dell'italian sounding. Al via il marchio sostenibile

Roma-  Arriverà a breve sugli scaffali esteri un marchio sostenibile condiviso da tutta la filiera dell’olio italiano.  Il progetto di ideazione grafica è ancora in corso di elaborazione, ma il marchio verrebbe adottato attraverso un regime facoltativo di certificazione e condiviso con il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con la finalità di far riconoscere il vero extravergine tricolore. L’iniziativa è stata lanciata dal Presidente del Consorzio olivicolo italiano (Unaprol) David Granieri nel corso della presentazione romana del primo rapporto olio extra vergine di oliva italiano e consumatore mondiale redatto da Extract, l’osservatorio di Unaprol ed Istituto IXè per l’olio extra vergine di qualità.

In tale occasione è stato lanciato anche il progetto per identificare prodotto extra vergine made in Lazio. L’idea di una Igp Roma è maturata negli ambienti di OP Latium, organizzazione di produttori olivicoli territoriale organizzata da Coldiretti Lazio e aderente ad Unaprol, che registra sul nome di Roma come identificativo della produzione di extra vergine del Lazio, diverse adesioni tra le quali: l’Arsial, la Regione e Unioncamere Lazio, Azienda Romana Mercati e Camera di Commercio di Roma.

L'indagine sulla percezione tra olio extra vergine di oliva italiano e consumatore mondiale presentata presso il Tempio di Adriano  e realizzata durante l’Expo di Milano 2015 mette invece in evidenza che nel mondo il 99% dei consumatori considera il fenomeno dell’italian sounding una frode.  Dallo studio si evince in particolare che è a rischio la propensione dichiarata all’acquisto di olio italiano da parte del 79% dei consumatori europei, del 68% di quelli asiatici e dell’84% di quelli americani che pensano di acquistare, come italiano, un prodotto che non è fatto con olive italiane.  Per l’inchiesta effettuata- si spiega in una nota- sono stati selezionati durante l’esposizione universale un campione di consumatori eterogeneo realizzando tra il 3 ed il 18 ottobre 2015, 1214 interviste.

Nell’analisi si sottolinea che nel mondo una media dell’86% dei consumatori conosce o ha sentito parlare dell’olio extra vergine d’oliva e il 72% dei consumatori sa che l’Italia è un paese produttore di olio extra vergine d’oliva. In entrambi i casi il prodotto è meno conosciuto in Asia, in particolare in Cina. In Europa la conoscenza è molto elevata, con una flessione in Gran Bretagna cui fanno compagnia Nuova Zelanda e Australia, dove la conoscenza del prodotto è inferiore alla media mondiale citata. La metà dei consumatori non sa che la produzione italiana si differenzia in base al territorio di origine; tra le aree produttive più conosciute spicca quella dell’Italia Meridionale. In Europa e America sanno che in Italia si produce olio extra vergine di oliva al Nord, al Centro e al Sud e isole comprese, ma in Asia non sanno che si produce olio extra vergine anche nell’Italia settentrionale.

Nel mercato globale, l’Italia detiene la maglia rosa per quanto concerne la classifica di notorietà tra Paesi produttori seguita da Spagna, Grecia e Portogallo. I più informati sono gli europei ma in Asia il 33% dei consumatori non sa ancora oggi quali siano i paesi che producono olio. Il 37% dei consumatori a livello mondiale dichiara di utilizzare frequentemente l’olio extra vergine d’oliva italiano. Il restate 63% lo usa raramente o mai. I paesi dove si concentra una maggior percentuale di consumatori di olio extra vergine italiano sono l’Europa, in particolare Francia, Austria e Russia, USA, Centro e Sud America. In Asia la percentuale di consumatori di olio d’oliva è inferiore.

In generale il mercato risponde molto bene all’olio extra vergine di oliva italiano. Il 75% dei consumatori si dichiara propenso all’acquisto se si tratta di prodotto italiano e la maggioranza assoluta dichiara che al momento di acquistare un olio extra vergine d’oliva non bada al prezzo per avere la massima qualità. L’olio extra vergine nel mondo è utilizzato soprattutto per condire, in primis verdure e poi carni e pesci.  L’utilizzo per la cottura si ferma a poco più del 40% degli users di olio.  Il 20% di coloro che acquistano olio extra vergine lo fa per usi estetici e curativi, una percentuale di poco inferiore lo usa come ingrediente per pani e dolci. In Asia viene utilizzato più che in altri Paesi a fini estetici, curativi e come ingrediente, ma meno per cucinare, friggere e come condimento. In Europa è la Francia a farne un uso più vario e più spiccato per fini estetici e curativi; in Gran Bretagna l’uso è più vario e più diffuso per preparare dolci, biscotti e pani; gli stessi comportamenti si registrano nei paesi dell’Est e in Olanda.

Quello che il rapporto mette in risalto è che il 55% degli acquirenti di olio extra vergine d’oliva nel mondo, quando fa un acquisto legge l’etichetta. Il 38% la legge solo occasionalmente, il 7% non la legge mai. Il continente che meno degli altri bada all’etichetta è l’Asia, mentre in Giappone i consumatori sono più attenti. In Europa a leggere le etichette è mediamente il 60% dei consumatori, ma la pole position ce l’hanno gli americani. Il 54% dei consumatori nel mondo è convinto di acquistare un prodotto di origine italiana, quando un’etichetta riporta un nome o un marchio italiano. Ma tutti ritengono sia una frode scoprire che l’olio spacciato per made in Italy non è prodotto con olive italiane.

in data:26/02/2016

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