Filiera Corta
Oltre sette milioni di persone il potenziale del digital takeaway
E' quanto emerge dal primo osservatorio nazionale sul mercato realizzato da Just Eat. L’indagine, strutturata su un campione di 2.000 persone, segnala che la frequenza media di ricorso al servizio è di circa 4/5 volte al mese
Roma- È di oltre 7 milioni di persone il potenziale del digital takeaway in Italia, con una percentuale pari al 19% di italiani che dimostrano una “intention to buy” nel mercato dell’online food delivery. Sono queste le principali evidenze tracciate dal 1° Osservatorio Nazionale sul mercato del takeaway in Italia realizzato da Just Eat, il servizio per ordinare online pranzo e cena a domicilio, in collaborazione con GfK Eurisko. L’indagine- si legge in una nota- è una fotografia strutturata su un campione di 2.000 persone rappresentative della popolazione italiana e ideata con l’obiettivo di identificare i comportamenti e le abitudini degli italiani nel consumo e nell’ordinazione di cibo a domicilio.
Trend e abitudini sono state identificate per chi già utilizza il servizio e per chi invece rientra nel 19% che dimostra intention to buy nel mercato, questo al fine di identificare lo stato attuale delle abitudini del campione e misurare l’estensione del ricorso al takeaway nelle sue varie forme: di persona, al telefono e digitale. Dal quadro generale emerge come in Italia l’ordinazione di cibo a domicilio avvenga prevalentemente di persona e al telefono. Il consumo di cibo a domicilio risulta essere un fenomeno molto diffuso: il 51% e il 39% degli italiani ha provato queste due modalità, ordinazione di persona e al telefono, almeno una volta negli ultimi 6 mesi.
In quello che viene definito asporto di persona, che non comprende cioè la consegna a casa da parte del ristorante, il 44% ordina di persona, recandosi sul posto, il 31% al telefono, ma la consegna a domicilio è comunque abbastanza diffusa (23% da ordine personale, e 24% da ordine telefonico).
Attualmente il digital takeaway è un fenomeno più circoscritto, che ha coinvolto il 2% circa del campione negli ultimi 6 mesi, ma con dei dettagli di consumo differenti. Si alza infatti la frequenza media di ricorso, circa 4/5 volte al mese contro le circa 1 o 2 volte al mese dell’ordinazione di persona e di quella per telefono, e la spesa media, con circa 97 euro al mese contro i 32 e 37 euro dell’ordine personale e telefonico.
Anche nell’ordinazione digitale prevale il ritiro di persona del cibo, ma la quota di ricorso all’home delivery è comunque rilevante: 65% di chi ha effettuato un ordine digitale ha usufruito dell’home delivery negli ultimi 6 mesi. Ma qual è la propensione degli italiani al digital takeaway? Secondo lo studio i soggetti orientati “certamente” o “probabilmente” a servirsi del digital take away sono il 19% della popolazione italiana adulta, con uno specifico 14% che dimostra una maggiore digital expertise e quindi una predisposizione più accentuata.
Entrando nelle abitudini di consumo e negli atteggiamenti vediamo come sia maggiore la frequenza di ordini in ufficio (3 volte al mese), seppur con una spesa media inferiore rispetto a chi ordina da casa, e che la scelta si orienta prevalentemente verso pizza, sushi, panini, piadine, giapponese e hamburger. Sale invece la spesa media da casa, con l’ingresso in top ten di cucine come il messicano, il pesce e le tipicità regionali.
Il takeaway viene percepito come una grande comodità quando si è troppo stanchi per cucinare, è ideale come soluzione in caso di mancanza di tempo e organizzazione, ed è perfetto per una cena informale con gli amici, oltre ad essere un’ottima alternativa al ristorante.
L’indagine identifica inoltre gli italiani che ordinano a domicilio come veri food lover, amano cucinare e mostrano interesse verso la filiera a chilometro zero, vogliono il meglio e sono attenti ai valori nutrizionali e di condivisione del cibo. Per coloro che mostrano interesse verso il digital takeaway in futuro si alza poi l’età media degli interessati, 40 anni, in linea con una scelta più ponderata dei cibi anche in ottica healthy. Per ciò che concerne gli atteggiamenti e la condivisione, alla domanda “per chi ordinerebbe?” sale in futuro l’attenzione a figli e amici, sostenendo con continuità lo sviluppo del fenomeno del social eating, anche in famiglia.