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Pac, Romano stima una riduzione degli aiuti pari al 17,5%
Il ministro delle Politiche agricole, ascoltato in audizione dalle Commissioni della Camera e del Senato, fa il punto della situazione sulla Politica agricola comune
Roma - La nuova Pac (Politica agricola comune) preoccupa non poco il ministro per le Politiche agricole Saverio Romano. Nel corso dell’audizione presso la XIII Commissione agricoltura della Camera e presso l’XI Commissione agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, il responsabile del dicastero di Via XX Settembre, appena uscito dalla mozione di sfiducia votata ieri dalla Camera, ha fatto presente che “sulla base delle proposte relative alle prospettive finanziarie, in termini reali (con una ipotesi di inflazione annua del 2%) l’Italia perderebbe nel 2020 circa il 12% della propria dotazione agricola per la riduzione generale del budget agricolo, cui si aggiungerebbe una riduzione di circa il 5,5% degli aiuti diretti per effetto del “processo di convergenza” , quindi una riduzione totale di circa il 17,5% degli aiuti diretti erogati ai produttori. E per l’Italia – ha segnalato - nel primo pilastro si avrebbe quindi a regime (2020) una riduzione di risorse stimabile, in termini reali, in circa 800 milioni annui”.
Un quadro economico che il ministro ha illustrato ricordando che “il 29 giugno scorso la Commissione ha presentato le proposte per il bilancio pluriennale 2014-2020. La spesa proposta è complessivamente pari, a prezzi 2011, a 1025 miliardi in stanziamenti di impegno (1,05% del Pil) e 972 miliardi in stanziamenti di pagamento (1% Pil). Si tratta di un aumento del 5% in valori costanti rispetto al 2007-13, in linea con quanto richiesto dal Parlamento europeo.
Per la Pac – ha spiegato nel dettaglio Romano - si propone il congelamento in valori correnti e, dunque, un ridimensionamento in termini reali: con una spesa complessiva annua (I° e II° pilastro) che passa da 57,4 miliardi nel 2013 a 50,2 miliardi nel 2020 (-12,6%) (prezzi 2011).
Questo dato – ha incalzato - è mitigato dall’istituzione di ulteriori dotazioni di bilancio che non rientrano nei due pilastri tradizionali della Pac, che la Commissione quantifica in 15,2 miliardi nell’arco dei sette anni, cioè poco più di 2,2 miliardi all’anno: misure per la sicurezza alimentare (2,2 miliardi), aiuti alle persone povere (2,5 miliardi), riserva per le crisi nel settore agricolo (3,5 miliardi), fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2,5 miliardi), ricerca e innovazione in materia di sicurezza alimentare, bioeconomia e agricoltura sostenibile (4,5 miliardi).
In termini reali – ha continuato nella sua spiegazione - si tratta di una riduzione complessiva della spesa PAC pari al 12% alla fine dei sette anni (2020), mentre il peso della PAC sul bilancio UE (per il quale si propone invece un aumento del 5% in termini reali) si ridurrà di 4-5 punti, da poco meno del 40% del 2013 a poco più del 35% al 2020.
La proposta sulle prospettive finanziarie conferma pertanto – ha aggiunto - una tendenza ad una progressiva riduzione della dotazione agricola.
Nella proposta presentata dalla Commissione europea sulle prospettive finanziarie va segnalato con preoccupazione anche un elemento che anticipa le proposte relative alla PAC: si tratta del “processo di convergenza” (ridistribuzione dei fondi fra gli Stati membri) del livello dei pagamenti diretti del I pilastro della PAC tra i vari Paesi.
In particolare si prevede che gli Stati membri per i quali il livello medio di pagamenti diretti per ettaro sia più basso del 90% della media comunitaria, entro il 2020 vedranno ridurre di un terzo il loro divario, a spese degli Stati membri il cui livello dei pagamenti diretti è superiore alla media UE.
Ciò penalizzerà – ha concluso in modo incisivo gli Stati membri, tra cui l'Italia, che presentano valori medi per ettaro più alti, risultato di una differente vocazione agricola e della maggiore specializzazione produttiva”
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