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Parmalat, Lactalis stringe i tempi per avere il controllo del gruppo alimentare

Rilevate dal gruppo lattiero-caseario francese le quote dei fondi esteri che ora deteniene il 29% dell'azienda di Collecchio. Per il rinnovo del Cda i giochi sembrano fatti

Roma - I giochi ormai sembrano fatti. Il gruppo alimentare Lactalis sta portando in porto il suo piano su Parmalat. I francesi infatti hanno siglato un accordo con i fondi esteri Zenit, Skagen e Mackenzie (15,3%) per le quote a un prezzo di 2,8 euro. Il costo dell’operazione per rilevare il 15,3% è stato di 750 milioni. Il gruppo alimentare italiano è stato valutato 5 miliardi di euro. L’esito positivo dell’intera operazione ha fatto salire Lactalis al 29% di Parmalat e ha quindi, dopo il rallestramento nei giorni scorsi in Borsa del 13,7%, i numeri per ottenere la maggioranza dei posti nel rinnovo del Consiglio di amministrazione (Cda) che si svolgerà a metà aprile.

I fondi esteri hanno intanto annunciato di non volere ritirare le liste nonostante abbiano accettato l’offerta di Lactalis. In particolare i fondi, per spiegare il loro disimpegno, sostengono che l'ingresso dell'azienda francese nella partita con la presentazione di una propria lista aveva ''determinato un rischio crescente di un consiglio di amministrazione diviso e di una governance inefficiente''. Hanno inoltre segnalato che erano stati avvicinati da altri soggetti, ma l’unca offerta ricevuta è stata quella francese


Conferme che la partita è in dirittura finale è testimoniata anche dalla Borsa. Il titolo Parmalat in Piazza Affari, è scivolato fino ad arrivare un calo del 7,06% a 2,29 euro

Allo stesso tempo l’operazione finanziaria è controllata a distanza dall’Antitrust. A noi – ha detto il presidente dell’'Autorità garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà dopo che la francese Lactalis ha raggiunto il 29% del gruppo di Parma. - interessa la situazione quando cambia il controllo di fatto, non quando cambia il controllo giuridico. Probabilmente in questo caso cambia il controllo di fatto''. ''Se cosi' fosse - ha aggiunto a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dell'Istituto di autodisciplina pubblicitaria - e' chiaro che ci sarebbe un interesse di natura Antitrust. Pero' stiamo parlando ancora di ipotesi''.

Intanto in queste ore sono in molti ancora a non rinunciare e a spingere per una cordata tutta italiana per Parmalat. Ferrero ha ribadito  la propria posizione. L'azienda di Alba fa sapere in una nota che rimane interessata  all'eventualità di un progetto industriale di lungo periodo di stampo italiano. Il gruppo è stato precisato "rimane interessato se matureranno le condizioni che lo rendono possibile".

L'interesse è stato manifestato anche dalla Granarolo, che in un incontro per la presentazione del preconsutivo, per mezzo del presidente Giampiero Calzolari, ha dichiarato che il gruppo rimane disponibile a entrare in una cordata italiana.  La società alimentare metterebbe non soldi, ma asset. Al momento è stato ricordato anche che non ci sono stati contatti con Ferrero, ma solo con IntesasanPaolo. il presidente della società Calzolari  ha inoltre confermato che entro la fine della settimana ci potranno essere incontri con l'azionista Intesa SanPaolo ed il governo per una eventuale cordata italiana.  L'attuale amministratore delegato di Parmalat Enrico Bondi si è invece dichiarato- secondo fonti finanziarie -  non disponibile ad avere un ruolo operativo in Parmalat nel caso in cui la francese Lactalis dovesse assicurarsi la maggioranza in Cda in occasione dell'assemblea di aprile

Infine, secondo boatos dell'ultimo momento, il ministero dell'Economia Giulio Tremonti sarebbe impegnato a velocizzare il provvedimento anti-scalata. Già domani- secondo i beni informati, potrebbe essere presentato fuori sacco in Consiglio dei Ministri un decreto legge a tutela delle aziende di "interesse nazionale".

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in data:22/03/2011

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