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Parmalat, spunta l’ipotesi Ferrero
Dopo l’offensiva del gruppo francese Lactalis, il mondo imprenditoriale e sindacale spera nel gruppo dolciario di Alba per salvare l’italianità. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti pensa a un provvedimento anti-scalata
Roma - Tutti appassionatamente insieme a difendere l’italianità. La scalata del gruppo lattiero-caseario francese Lactalis a Parmalat, che ha rilevato l'11,42% della società ed è pronta ancora a salire, crea non pochi mal di pancia nel mondo imprenditoriale italiano e sindacale, tanto che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, ha incontrato nelle ultime ore l’ambasciatore francese per comunicare l’intenzione di tutelare le aziende italiane con il varo di un provvedimento anti-scalata sul modello transalpino.
Nella speranza che si materializzi dunque una cordata italiana, dopo le indecisioni del fondo Charme della famiglia Montezemolo e le attenzioni di Granarolo al gruppo di Collecchio, ora spunta l’ipotesi Ferrero, che ha confermato, se ci fosse un progetto di sviluppo industriale, il suo interesse tramite una nota stampa. Insomma, spinti forse dall’emozione dell’anniversario dei 150 dell’Unità d’Italia e probabilmente dall’ultimo affronto dei “cugini” francese, la classe dirigente del Paese è in subbuglio nel tentativo di non lasciare il passo ai francesi dopo che Lactalis ha rilevato l’11,42 di Parmalat e dopo che Bulgari è passata al colosso franceseLvmh.
Nella giornata di ieri sono dunque arrivati gli appelli della Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, del segretario della Clsl Raffaele Bonanni, del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, del ministro pe le Politiche agricole Giancarlo Galan e i propositi di Legacoop a difesa dell’impresa italiana e a sostenere a una cordata italiana. Intanto sempre nella giornata di ieri sono scaduti i termini per la presentazione delle liste in gara per il rinnovo del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale di Parmalat in programma il 12-13 e 14 aprile. A contendersi il primato Assogestioni, i fondi esteri Skagen, Mackenzie financial corporation e Zenit asset management (15,3%) Intesa Sanpaolo che ha il 2,15% di Parmalat e la lista Lactalis.
In particolare Intesa Sanpaolo presenta Enrico Bondi, Luigi Gubitosi (amministratore delegato di Wind), Roberto Meneguzzo (a.d. di Palladio), Patrizia Grieco (a.d. di Olivetti), Elio Catania (numero uno di Atm), Giuseppe Recchi (presidente GE Italia). I fondi esteri Mackenzie, Skagen e Zenit (soci al 15,3%), hanno confermato la candidatura di Rainer Masera alla presidenza e di Massimo Rossi come vicepresidente . I francesi, presenti in Italia con marchi come Galbani, Mio e Invernizzi, hanno schierato il presidente di Lactalis Italia, Antonio Sala, Franco Tato', oggi alla guida della Treccani, e il presidente del direttivo del gruppo transalpino Daniel Jaouen, il direttore finanziario Olivier Savary e l'ex numero uno di Galbani Marco Jesi. Assogestioni (2,28%) ha puntato invece sull'a.d di Lavazza Gaetano Mele.
In queste ore, allo stesso tempo, c'è anche chi cerca di dare una spiegazione alle attenzioni ai marchi italiani come Parmalat da parte dei gruppi esteri. ll valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani - spiega infatti Coldiretti - è aumentato del 13 per cento ed ha raggiunto il massimo di sempre a 27,7 miliardi di euro, nel 2010, frutto di esportazioni effettuate per la grande maggioranza nei paesi dell’Unione Europea, ma anche negli Stati Uniti e nei mercati emergenti come la Cina. A crescere all’estero sono - sottolinea la Coldiretti - tutti i principali settori del Made in Italy ma principalmente l’ortofrutta fresca che con un aumento del 21 per cento in valore raggiunge i 4,1 miliardi di euro e sorpassa il vino diventando la principali voce positiva della bilancia agroalimentare.
Aumenta peraltro anche il vino che - continua la Coldiretti - raggiunge il valore record di 3,9 miliardi con una crescita del 12 per cento mentre formaggi e latticini crescono del 15 per cento per un valore di 1,7 miliardi e l’olio del 14 per cento a 1,1 miliardi. Sostanzialmente stabili - precisa la Coldiretti - le esportazioni di pasta che rappresenta una voce importante del Made in Italy sulle tavole straniere con 1,8 miliardi. Tra i singoli prodotti positive - continua la Coldiretti - sono soprattutto le performance di quelli a denominazione di origine come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che mettono a segno un aumento record del 26 per cento sui mercati mondiali ma anche il prosciutto di Parma che ha ottenuto nel 2010 il miglior risultato di sempre con una rilevante effetto traino per l’intero settore. L'andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una piu’ efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All'estero - stima la Coldiretti - il falso Made il Italy a tavola fattura 50 miliardi di euro e sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro. Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono le piu’ copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio o Parmezan in Romania. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. I risultati positivi delle esportazioni alimentari non si sono ancora adeguatamente trasferiti alle imprese agricole dove - sostiene la Coldiretti - si registrano ancora in molti settori quotazioni al di sotto dei costi di produzione, a conferma delle pesanti distorsioni che permangono nel passaggio degli alimenti lungo la filiera dal campo alla tavola. La Coldiretti sta promuovendo il progetto per una filiera agricola tutta italiana con l'obiettivo di tagliare le intermediazioni e arrivare ad offrire, attraverso la rete di Consorzi Agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole, prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.
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