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Filiera Corta

Per dieci famiglie su cento il formaggio è solo Dop

Uno studio Ismea-Gfk-Eurisko rileva il numero e l'identikit del consumatore delle denominazioni protette

Roma -  Il 10% dei nuclei italiani (Due milioni e 300 mila famiglie) consumano da sole quasi un terzo dei formaggi a denominazione protetta nazionali. Sono le "famiglie Dop", così le battezza uno studio Ismea-Gfk-Eurisko presentato alla fiera dei formaggi Cheese di Bra (Cuneo) in un incontro organizzato in collaborazione con Slow Food.

Lo studio ne tratteggia l'identikit: si tratta di nuclei familiari generalmente numerosi, residenti più di frequente nei piccoli centri del Nord-Ovest, con responsabile d'acquisto over 45 e profilo socio-economico non elevato. Grandi consumatori di formaggi in genere che, nonostante il rigore imposto dalla crisi, spendono più del doppio della media italiana (767 euro l'anno contro i 360 di media) e fino al triplo quando si tratta di formaggi insigniti del riconoscimento comunitario.

Nel complesso - rivela l'analisi Ismea-Gfk-Eurisko - le produzioni a marchio Dop del settore concentrano il 35% della spesa familiare in formaggi, con le tipologie a pasta dura che arrivano però a coprire il 93% del segmento. Un comparto, quello delle Dopcasearie, ormai consolidato nelle abitudini di consumo degli italiani, ma che attraversa, dicono i dati del primo semestre 2011, una fase di contrazione degli acquisti che, almeno nel canale domestico, risulta più marcata rispetto alla dinamica riscontrataper i formaggi in generale.

Per le denominazioni di origine la flessione dei volumi acquistati - e qui la crisi si fa sentire - è stata infatti dell'1,4% rispetto al primo semestre 2010, afronte di un -0,2% rilevato per l'intero aggregato dei formaggi. La spesa ha continuato però a crescere, per effetto di un generalizzato aumento dei prezzi, con il comparto Dopche ha messo a segno un più 1,5% e i formaggi in generale cresciuti dell'1,2%.

Tra quelli che esprimono i maggiori volumi di consumo (Grana padano, Parmigiano reggiano, Gorgonzola, Pecorino romano, Mozzarella di bufala campana), e che da solirappresentano oltre il 90% del mercato finale, solo il Gorgonzola e il Pecorino hanno chiuso il primo semestre con un dato positivo degli acquisti in volume, stazionari invece per il Grana padano.

C'è anche da rilevare, in contrapposizione con la generale stagnazione del mercato domestico, un positivo andamento delle esportazioni. Nell'intera annata 2010 - spiega l'Ismea - le vendite oltre frontiera di formaggi Dop sono infatti cresciute del 16%, portandosi oltre 1,1 miliardi di euro, confermando un trend positivo che in cinque anni ha raddoppiato il giro d'affari all'estero.

Relativamente alla produzione certificata, gli ultimi aggiornamenti dell'Osservatorio Ismea-Mipaaf sui prodotti Dop e Igp indicano nel 2010 un quantitativo di 450 mila tonnellate -pari al 40% della produzione nazionale del settore - per un fatturato all'origine stimato dall'Istituto in oltre 3 miliardi di euro, che al consumo arriva a sfiorare i 5 miliardi.

Cifre che collocano il Belpaese in testa alla graduatoria Ue, davanti anche alla Francia che vanta, però, il numero più elevato di formaggi tutelati dal marchio comunitario.
In Italia sono oltre 35 mila gli allevamenti, tra bovini, ovicaprini e bufalini,coinvolti nella filiera produttiva dei formaggi a denominazione protetta e quasi 1.700 il numero delle imprese di trasformazione. Ammontano a 1,6 milioni i capi bovini riconducibili al circuito dei formaggi Dop,numero che sfiora i 3 milioni nel caso degli ovicaprini e i 173 mila capi nella filiera bufalina.

in data:19/09/2011

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