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Politica agricola comune: per il Belpaese una riduzione dei contributi pari al 6%
Stando a quanto ufficializzato dalla Commissione europea il totale dei pagamenti diretti della Pac ammonteranno infatti a 4,128 miliardi nel 2013 e scenderanno a 3,841 nel 2019. La perdita per gli agricoltori della penisola è di circa 287 milioni di euro
Roma – Per l’Italia agricola è senz’altro una forte penalizzazione. La nuova Politica agricola comune 2014-2010 (Pac) illustrata oggi dal commissario Ue per l'agricoltura, Dacian Ciolos, prevede una progressiva diminuzione dei contributi diretti agli agricoltori italiani fino al 2019 traducibile in un 6% in meno rispetto a quelli del 2013 per un importo pari a circa 287 milioni di euro. Stando a quanto ufficializzato il totale dei pagamenti diretti ammonteranno infatti a 4,128 miliardi nel 2013 e scenderanno a 3,841 nel 2019.
In ogni caso per completare il calcolo di quanto in meno l'Italia avrà dall'Unione europea per l'agricoltura bisognerà aspettare la definizione dei "pacchetti nazionali globali" per il settore, e considerare anche i fondi per lo sviluppo rurale, quelli per i giovani agricoltori e per i piccoli.
Intanto da questo momento parte il processo decisionale, che comincerà la settimana prossima con il confronto fra i 27 ministri del settore, a Lussemburgo. Concretamente invece i dieci punti chiave della nuova Pac sono i seguenti: Aiuti al reddito piu' mirati per dinamizzare la crescita e l'occupazione; Strumenti di gestione delle crisi piu' reattivi e adeguati alle nuove sfide economiche; Un pagamento 'verde' per conservare la produttivita' a lungo termine e tutelare gli ecosistemi; Ulteriori finanziamenti per la ricerca e l'innovazione; Una filiera alimentare piu' competitiva ed equilibrata; Incoraggiare le iniziative agroambientali; Facilitare l'insediamento dei giovani agricoltori; Stimolare l'occupazione rurale e lo spirito d'impresa; Maggiore attenzione alle zone fragili e una PAC piu' semplice ed efficace.
Allo stesso tempo sulla proposta della Commissione arriva la bocciatura del ministro per le Politiche agricole Saverio Romano, di Confagricoltura, Fedagri e Coldiretti
In particolare il ministro ha commentato l’adozione delle proposte con soddisfazione per alcuni risultati raggiunti, ma anche con la consapevolezza che si è aperto un negoziato estremamente impegnativo, durante il quale dovranno essere corretti alcuni orientamenti della Commissione Europea.
“Anche per effetto dell’azione condotta dall’Italia - ha specificato nel dettaglio il Ministro Romano - è stata accantonata l’ipotesi di una distribuzione degli aiuti comunitari correlata esclusivamente alla superficie agricola dei Paesi membri. Questa soluzione avrebbe penalizzato pesantemente i nostri agricoltori, togliendo ogni valore al lavoro ed alla qualità dei prodotti realizzati”.
“Sono stati accolti anche alcuni suggerimenti avanzati dall’Italia, in particolare per quanto concerne la possibilità di erogare sostegni accoppiati fino al 10% del plafond nazionale.”
“Tuttavia devo rilevare - ha aggiunto Romano – che le proposte della Commissione appaiono complessivamente insoddisfacenti. Le nuove misure inserite nelle proposte, a partire dagli obblighi ecologici, comportano nuovi oneri per le imprese ed un grande carico burocratico, senza comportare reali benefici per l’ambiente.”
“In generale tutto l’impianto è caratterizzato da una forte complessità burocratica e da una eccessiva rigidità, che mal si adatta alla grande diversità dei modelli produttivi presenti in Europa.
Mancano inoltre - prosegue il Ministro - misure dirette ad accrescere la competitività delle imprese e strumenti idonei a fronteggiare l’instabilità dei mercati. Anche le disposizioni dirette a migliorare il funzionamento della filiera e la trasparenza delle informazioni destinate ai consumatori non soddisfano le aspettative.”
“Sarà necessario un forte impegno del Governo, delle Regioni e dei rappresentanti italiani nel Parlamento europeo per correggere l’impostazione delle proposte in modo da renderle più aderenti alle esigenze dei produttori e dei consumatori italiani. Abbiamo bisogno di una PAC più semplice e più efficace - ha concluso Romano - per sostenere lo sforzo delle nostre imprese nell’era del mercato globale”.
Per Confagricoltura le proposte delineano una Pac che non sostiene l’impresa agricola, sacrificandone l’efficienza economica, aggravandone gli oneri amministrativi e riducendone la possibilità di contribuire nei prossimi anni all’auspicata e necessaria crescita del PIL nazionale.
In questa direzione andrebbero in particolare le indicazioni della Commissione in materia di “greening”, che subordinano il pagamento di un terzo degli aiuti a maggiori impegni - e costi - di tipo ambientale, che appesantiscono - proseguono le organizzazioni agricole - gli obblighi già introdotti con le regole di condizionalità dei pagamenti diretti. Tra l’altro il prezzo che si vorrebbe far pagare all’agricoltura con queste nuove regole appare sproporzionato rispetto all’impatto dell’attività agricola sull’ambiente e all’uso che l’agricoltura fa delle risorse naturali.
Confagricoltura ritiene inoltre che la proposta di riforma della Pac 2014-2020 sia in totale contraddizione con le esigenze di crescita produttiva e di mantenimento di scorte strategiche, indicate sia dalla FAO che dal G20 come strumenti indispensabili per gestire l’aumento tendenziale della domanda di cibo e la volatilità dei prezzi.
Se l’obiettivo delle proposte della Commissione era quello - ampiamente pubblicizzato - di orientare la Politica Agricola Comune a sostegno di un’agricoltura produttrice di beni e servizi tangibili per la collettività, bisogna dire - conclude Confagricoltura - che tale obiettivo non sembra sia stato colto.
Confagricoltura sollecita il governo a vigilare nel corso del difficile negoziato che lo attende, affinché siano tutelati gli interessi vitali dell’agricoltura italiana.
“Esprimiamo - dicono invece Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital forti perplessità in merito alle proposte approvate oggi dalla Commissione europea relative al futuro della Politica agricola dopo il 2013. L’impostazione è poco coraggiosa e non tiene sufficientemente in conto le priorità dell’approviggionamento alimentare, del rafforzamento del ruolo economico dell’agricoltore e della necessità di dare stabilità ai redditi”.
“Le proposte – spiegano le organizzazioni cooperative – risultano in particolare deludenti per quanto concerne le misure di rafforzamento della competitività: a tal proposito respingiamo la proposta di limitare alle piccole e medie imprese l’accesso ai fondi dello sviluppo rurale, misura assolutamente in contrasto con l’obiettivo di riequilibrare la catena alimentare tramite un rafforzamento dimensionale delle strutture economiche gestite dagli agricoltori quali le cooperative e le organizzazioni di produttori”.
“Valutiamo invece positivamente l’estensione delle Op agli altri comparti, ma sarà indispensabile chiarire che le OP debbano essere formate da agricoltori e in grado di gestire e commercializzare la produzione dei soci”.
“Temiamo inoltre – proseguono le organizzazioni cooperative - che l’introduzione di un tetto agli aiuti (capping) finisca per disincentivare gli investimenti nelle aziende agricole e rivendichiamo in ogni caso la specificità delle cooperative di conduzione di terreni che gestiscono le domande di centinaia di soci garantendo una significativa semplificazione burocratica che non dovrà essere penalizzata”.
Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci-Agrital, Coop de France e Cooperativas agroalimentarias fanno quindi appello al Parlamento Europeo “perché apporti alla proposta della Commissione le modifiche necessarie per raccogliere la sfida di una Pac più mirata ed equilibrata”.
La proposta così come è non va bene e si prospetta- afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini- ora una trattativa tutta in salita, ma è certo che siamo pronti a mettere in campo ogni azione utile per realizzare una riforma della Pac piu’ equa e giusta. Il presidente sottolinea inoltre che “in un momento di forte crisi economica le risorse vanno indirizzate verso una agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa sul serio e ci vive”. Invece di definire gli agricoltori attivi in base a quello che effettivamente fanno, il testo li definisce - denuncia Marini - solo in base alla quantità di aiuti che ricevono premiando così le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti. La proposta, tra l’altro, prevede una riduzione del budget che - conclude Marini - l’Italia non merita affatto, anche considerando che aumenta in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all’Unione Europea e quello che recupera attraverso la Politica agricola. In gioco - riassume la Coldiretti - ci sono per l’Italia circa 6 miliardi di fondi comunitari all’anno per i prossimi sette anni, ma soprattutto il futuro di 1,6 milioni di imprese agricole che danno occupazione a circa un milione di dipendenti e che garantiscono il presidio territoriale di oltre 17 milioni di ettari di terreno coltivato totale dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo.
Va ricordato infine che le trattative sulla Pac - si legge in una nota del Mipaaf - andranno di pari passo con i negoziati sul bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014/2020 nel cui ambito saranno assunte le decisioni relative alla dotazione finanziaria assegnata alla Pac e dovrebbero concludersi nel secondo semestre del 2012.