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Prodotto interno lordo, il comparto agricolo segna il passo

Sulla base delle stime preliminari dell’Istat il calo congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura e dei servizi e di un leggero aumento dell'industria

Roma – Anche l’agricoltura segna il passo. In base alle stime preliminari Istat l’andamento del Pil (Prodotto interno lordo) nel terzo trimestre 2012 registra una flessione congiunturale in agricoltura. In particolare – si legge in una nota - il prodotto interno lordo , espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, diminuisce dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% nei confronti del terzo trimestre del 2011 (lo stesso valore registrato nel secondo trimestre).

Il calo congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell'agricoltura e dei servizi e di un leggero aumento in quello dell'industria. Il terzo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2011.
Nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,5% negli Stati Uniti e dell'1,0% nel Regno Unito, mentre è diminuito dello 0,9% in Giappone. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,3% negli Stati Uniti e dello 0,2% in Giappone. Nel Regno Unito il Pil ha segnato una variazione tendenziale nulla.
La crescita acquisita per il 2012 è pari a -2,0%.

Sul calo del valore aggiunto agricolo – commenta Coldiretti - pesa l’effetto del maltempo che, con la siccità estiva e i nubifragi autunnali, ha tagliato i raccolti nazionali che sono in grado di coprire quest’anno appena il 75 per cento dei consumi degli italiani.

Se la vendemmia si è attestata sui valori minimi da quasi 40 anni con un calo del 6 per cento del vino per un totale di appena 40 milioni di ettolitri, la produzione di pomodoro da conserva è scesa del 12 per cento attorno le 4,4 milioni di tonnellate mentre per il mais necessario all’alimentazione del bestiame il calo - sottolinea la Coldiretti - è stato del 13 per cento con la produzione scesa a 8,5 milioni di tonnellate. Non fanno eccezione le mele (calo del 22 per cento) e le pere (-13 per cento). Numeri che fanno pendere verso il segno negativo la bilancia della produzione frutticola italiana, dove almeno le pesche sono rimaste sui livelli dello scorso anno. Male anche la produzione di miele, a causa dell’andamento climatico poco favorevole, con un meno 25 per cento. Sul fronte dei semi oleosi, le rilevazioni indicano - conclude la Coldiretti - una diminuzione del girasole, e anche per colza e soia si prospetta un calo rispettivamente del 24 per cento e del 14 per cento. Si registra invece un aumento della produzione di grano duro per la pasta del 12 per cento per un totale di 4,2 milioni tonnellate, mentre quello tenero per il pane fa registrare addirittura un incremento del 21 per cento, con un raccolto di 3,4 milioni di tonnellate.


“Il fatto che per due trimestri consecutivi – spiega Confagricoltura - si sia avuto un calo, in termini congiunturali, del valore aggiunto agricolo è una prova del fatto che anche l’agricoltura sta mostrando chiari segnali di sofferenza”.
“L’agricoltura ha le potenzialità per migliorare e lo ha dimostrato - commenta Confagricoltura – ma servono adeguate misure per la crescita, finalizzate ad aumentare la competitività in un mercato globale soggetto alle tensioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che si riflettono sui costi di produzione”.

“Si continua a parlare di crescita a parole – continua Confagricoltura – e allo stesso tempo si varano misure restrittive, vincolanti e onerose, che deprimono la voglia di fare impresa.”

in data:15/11/2012

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