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Rischiano di rimanere senza negozi alimentari oltre 8mila Comuni italiani

Il 62% degli 8.100 Comuni italiani rischia di rimanere senza negozi di alimentari, senza la possibilita' cioe' di acquistare pane, latte, carne nel piccolo esercizio commerciale sotto casa. E  l'allarme lanciato dalla Fiesa Confesercenti secondo la quale ''la progressiva scomparsa dei piccoli negozi lascera' circa 5.000 piccoli Comuni senza servizi primari, rendendo difficile, se non impossibile, fare la spesa senza spostarsi di chilometri dalla propria abitazione''.

''Si tratta- si legge in una nota -  di centri abitati, spesso con grandi tradizioni storiche e vecchi di secoli, che manifestano i sintomi di un 'disagio insediativo' a causa della velocizzazione nel fenomeno di chiusura e abbandono delle attivita' alimentari (-7%, -8% nell'ultimo biennio) diventato allarmante: da qui al 2015 potremmo contare poco piu' di 3.000 panetterie e 2.500 drogherie con il rischio concreto di vedere circa 2 mila Comuni trasformati in paesi-fantasma''.

Ne deriverebbe inoltre - viene precisato -  un danno ingente alle attivita' economiche di filiera che resterebbero senza vetrine nel Paese del primato dei prodotti tipici. Per scongiurare questo pericolo la Fiesa chiede ''misure speciali e in particolare agevolazioni fiscali per gli esercizi commerciali che svolgono attivita' primaria: quali estensione del regime forfettario semplificato, aliquota unica al 20%, abbattimento della tariffa rifiuti del 50%, riduzione al 10% delle aliquote Iva su luce, gas e rifiuti, agevolazioni Ici''. Per favorire gli insediamenti nei piccoli centri e processi virtuosi di integrazione delle filiere locali, evitando cosi'la desertificazione dei Comuni ma anche dei centri storici, Fiesa Confesercenti si e' fatta promotrice di ''un'iniziativa legislativa, firmata gia' da 39 senatori, che prevede norme per agevolazioni e interventi di sostegno''.

in data:19/05/2011

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