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Sempre più “followers” per il vino italiano
Nei primi sette mesi dell’anno il valore delle vendite raggiunge per la prima volta i 5 miliardi di euro per effetto di un aumento del 9 per cento degli acquisti oltre confine. Nella penisola in crescita la passione per il “local”
Roma- Dall’America alla Russia passando per l’Australia il vino italiano continua ad aumentare i suoi followers nel mondo. Anche per il 2013 si prospetta un nuovo record per l’enologia tricolore. Stando infatti agli ultimi dati Istat, relativi ai primi sette mesi dell’anno, il valore delle vendite raggiunge per la prima volta i 5 miliardi di euro per effetto di un aumento del 9 per cento degli acquisti oltre confine.
Numeri alla mano il mercato che continua a regalare maggiormente soddisfazione ai nostri produttori è quello sstatunitense dove l’export in valore aumenta del 10 per cento mentre al secondo posto si classifica la Germania che mette a segno un positivo aumento del 9 per cento. Un aumento del 10 per cento si registra anche in Russia e una crescita record (+23 per cento) anche in Australia. Un dato significativo se si considera che lo stato oceanico è oggi il primo Paese esportatore di vino tra quelli extraeuropei e il quarto a livello mondiale dopo Francia, Italia e Spagna.
In particolare negli Stati Uniti sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella ed al Collio mentre in Russia sono apprezzati Chianti, Barolo, Asti e Moscato d’Asti ed in Inghilterra Prosecco, Chianti, Barolo. Ma in generale sono i vini del territorio a fare registrare il maggiore incrementi della domanda sia all’estero che a livello nazionale dove, a fronte di una stagnazione dei consumi, è boom per gli acquisti di vini autoctoni con un aumento del 24 per cento di bottiglie stappate per il Pecorino, ma anche del 14 per cento per il Pignoletto fino al 10 per cento di incremento fatto segnare da Falanghina e Negroamaro.
Positivo anche il dato sui mercati asiatici, con una crescita complessiva del 3 per cento, con un apprezzabile aumento del 6 per cento in Cina che è il Paese con maggiore crescita dei consumi.
Nella penisola aumenta invece la forte passione per il “local”. A fronte di una stagnazione dei consumi- sostiene Coldiretti sulla base dei dati Symophonyiri group relativi al 2012 - è boom per gli acquisti di vini autoctoni con un aumento del 24 per cento di bottiglie stappate per il Pecorino, ma anche del 14 per cento per il Pignoletto fino al 10 per cento di incremento fatto segnare da Falanghina e Negroamaro. Nel tempo della globalizzazione gli italiani – sottolinea l’organizzazione agricola - bevono locale con il vino “chilometri zero” che è il preferito nelle scelte di acquisto in quasi tutte le realtà regionali, dal Piemonte dove la Barbera e il Dolcetto sono i piu’ gettonati alla Toscana dove in tavola si versa soprattutto Chianti e Morellino fino alla Sicilia con il Nero d’Avola e l’Alcamo in testa.
Il forte legame del vino con il territorio di produzione, le abitudini di consumo, ma forse anche una maggiore attenzione dei cittadini al sostegno dell’economia locale in un momenti di crisi ha come risultato il fatto che - sottolinea la Coldiretti - le bottiglie piu’ richieste sono quelle prodotte a livello regionale, da Sud al Centro fino al Nord del Paese. Percorrendo la Penisola dall’alto in basso spicca come i veneti diano la loro preferenza ai Cabernet e ai Merlot, manifestando una certa simpatia per il Lambrusco dell’Emilia-Romagna. Vino quest’ultimo che - continua la Coldiretti - domina incontrastato nelle preferenze degli emiliano-romagnoli che mettono al secondo e al terzo posto, rispettivamente il Sangiovese e il localissimo Pignoletto. Nelle Marche impera il Verdicchio mentre in terza posizione per quanto riguarda le preferenze c’è l’autoctona Passerina. Molto territoriali anche gli abruzzesi che acquistano preferibilmente Montepulciano, Trebbiano e Pecorino. Solopaca e Aglianico sono i vini particolarmente graditi dai campani, mentre i pugliesi mettono in tavola, oltre al Primitivo e al Negroamaro, anche il Sangiovese toscano o emiliano. Infine, se saltiamo nella seconda isola italiana, i sardi dimostrano un grande attaccamento alle proprie vigne riempiendo i bicchieri degli autoctoni Cannonau, Vermentino e Monica di Sardegna