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Filiera Corta

Sempre più verso il basso i consumi alimentari

Scelta dei prezzi, origine, sicurezza e qualità: sono queste- secondo una ricerca promossa da Granarolo- le contromosse dei consumatori per superare la crisi

Roma- Il 40% degli Italiani nell’ultimo anno ha ridotto i consumi alimentari e la maggioranza mette in atto comportamenti anti crisi facendo attenzione ai prezzi (80%), alla sicurezza (62%), all’origine (57%), alla qualità (50%) del food & beverages. Vengono inoltre adottati comportamenti antispreco per il 90% dei consumatori (porzioni ridotte, utilizzo avanzi) e si torna a mangiare a casa (64% dei consumatori). Va aggiunto che per il 90% degli Italiani, nonostante il significativo impoverimento, il cibo rimane un aspetto centrale della qualità di vita: il 72% ha protetto la qualità durante l’ultimo anno, il 92% degli Italiani ,la stragrande maggioranza, è favorevole a prodotti di filiera italiana.

E’ quanto emerge dalla ricerca “Gli italiani e i consumi alimentari nel fuoco della crisi” promossa da Granarolo, uno dei gruppi leader dell’agroalimentare italiano che ha dato vita oggi a Milano a un ciclo di iniziative sul futuro del Paese denominate “Granarolo per il domani”. Il primo incontro, “Siamo quello che mangiamo”, è stato moderato dal direttore del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, Fiorenzo Galli. Allo stesso tempo Granarolo – Federconsumatori hanno annunciato un protocollo d’intesa in collaborazione con il Mipaaf per la divulgazione del valore della filiera italiana.

“Granarolo vuole affrontare pubblicamente con il mondo delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni il tema dell’urgenza delle riforme necessarie alla protezione delle filiere italiane per il rilancio dell’economia del Paese. A pochi giorni dalla formazione di un nuovo Governo, vogliamo attirare l’attenzione su un settore che può contribuire significativamente al rilancio del Paese - ha dichiarato Gianpiero Calzolari presidente di Granarolo. Un settore che ha prospettive importanti per l’occupazione, l’export, la percezione internazionale del nostro Paese”.

LA RICERCA

I dati della ricerca, realizzata da Astra Ricerche tra il 28 febbraio e il 4 marzo 2013 su un campione di 1067 italiani compresi tra 15 e 64 anni pari a 38,7 milioni di soggetti, mostrano la drammatica situazione di quasi la metà della popolazione del Paese che ha ridotto i consumi alimentari nell’ultimo anno con un terzo della popolazione in particolare sofferenza: sono sopra i 34 anni, residenti in Lazio e al Sud oltre che nei piccoli comuni, per lo più lavoratori autonomi, salariati e ‘inattivi’ (pensionati, casalinghe, studenti, disoccupati).

La crisi ‘picchia duro’ su molti prodotti di consumo quotidiano, delle 29 tipologie di prodotti considerati solo per 2 (frutta e specialmente verdure) è positivo il saldo tra chi aumenta e chi cala dalla primavera 2012, mentre per tutti gli altri prodotti, quelli in calo battono quelli in crescita (di poco per pasta, uova, latte ad alta digeribilità, latte UHT, acqua minerale, caffè, latte fresco, integratori alimentari; di più per cibi dietetici, pane, olio, yogurt; molto per surgelati, biscotti, formaggi, pesci, condimenti/sughi, vino; moltissimo per birra, cracker/snack salati, merendine, cioccolata, bevande gassate; ancora di più per gelati industriali, carne rossa, dolci/torte).

Nello stesso tempo gli Italiani hanno messo in campo strategie di sopravvivenza, non è solo questione di arretramento: mutano soprattutto i modelli di consumo.

Vediamoli: nell'ultimo anno i consumatori dichiarano di dare maggior importanza a certi fattori: ai prezzi (80%) e anche alla sicurezza (62%), all’origine (57%), alla qualità (50%) del food & beverages.

Ridurre lo spreco alimentare è tuttavia la strategia più condivisa in tempo di crisi: ben il 90% riferisce d’un maggior impegno proprio e dei propri familiari nel ridurre gli sprechi - con i maschi e i giovani lievemente sotto media. Come? Acquistando meno prodotti (52%), conservando e utilizzando gli avanzi (50%), acquistando confezioni più piccole (20%), facendo porzioni più piccole (16%) oltre che con molte altre tecniche minori.

Di più, è in atto un “ritorno a casa”: la gente mangia assai di più in casa (64%) e meno al bar (67%) o al ristorante (66%) o in mensa (42%); preferisce i prodotti scontati/in promozione (60%); ‘taglia’ i cibi etnici (37%); recupera cibi e ricette tradizionali (29%); mangia e beve meno prodotti ‘bio’ (21%) o del commercio equo e solidale (20%).

Colpisce poi che una parte non piccola dichiari di saltare alcuni pasti (18%); di fare meno da mangiare per puro piacere (13%); e persino di ridurre il numero delle porzioni ai pasti (2%).
Tuttavia la qualità del cibo, anche in tempo di crisi, rappresenta un aspetto importante per l’alimentazione degli Italiani.
I nostri connazionali appaiono disposti a ridurre - volenti o nolenti - le quantità ma cercano in ogni modo di non cedere sulla qualità di quel che mangiano e bevono: infatti, il 61% è riuscito nell’ultimo anno a difenderla e l’11% addirittura a migliorarla, col restante 28% che è stato costretto a ridurla (nella metà dei casi solo per taluni prodotti). E anche per il futuro, per i prossimi dodici mesi il 66% ipotizza stabilità, il 14% incremento e il 20% decremento (prevalentemente non generalizzato).

Il buon cibo rimane comunque un aspetto centrale per gli Italiani: per il 44% senza riserve e per il 46% con preoccupazioni economiche e con timori circa la sicurezza alimentare. Per di più il Paese è convinto che l’alimentazione abbia un ruolo non solo rilevante ma decisivo per quel che riguarda la salute (75%), la prevenzione delle malattie (63%), l’allegria e il buon umore (54%), la cura delle malattie (54%), l’efficienza nel lavoro e nello studio (45%), la felicità (44%), la sessualità (32%), le relazioni con gli altri (31%), il carattere e la personalità (28%).
La centralità del cibo si ricava anche dal favore che gli italiani esprimono per l’introduzione di un’etichetta che evidenzi la filiera italiana degli alimenti.
Il 52% del campione sostiene di conoscere il significato del termine filiera e il favore degli intervistati per la filiera solo italiana risulta dominante: per il 65% forte e per il 32% medio oppure forte ma solo per alcuni prodotti.
Ne consegue una posizione di grande favore del 92% per un simbolo che indichi che un prodotto alimentare o una bevanda sono prodotti solo in Italia e solo con materie prime italiane: il 78% lo vorrebbe per tutti i prodotti e il 14% solo per alcuni.
E cosa ancora più significativa, malgrado le difficoltà di questo lungo periodo di crisi, il 54% degli intervistati (20,9 milioni) si dice disposto a pagare un po’ di più un prodotto connotato da un simbolo o icona di garanzia che indichi che un prodotto alimentare o una bevanda sono prodotti solo in Italia e solo con materie prime italiane.

in data:14/05/2013

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