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Sull'orlo di una crisi di nervi gli imprenditori della pasta made in Italy
Nonostante non sia in discussione la leadership produttiva italiana i capitani d'azienda si sentono braccati da Spagna, Turchia e Africa
Roma – Sul fronte della produzione mondiale di pasta si fanno insidiosi turchi, spagnoli e l’Africa. La leadership italiana di primo produttore non è in discussione, ma il campanello d’allarme è già suonato. A segnalare il pericolo di una concorrenza agguerrita è l'associazione dei pastifici italiani Aidepi, aderente a Confindustria. In particolare la partita- dicono- si gioca sui prezzi per conquistare gli scaffali delle grandi catene della Grande distribuzione organizzata (Gdo) fuori dai confini nazionali.
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"C'è una fortissima concorrenza, all'estero ci troviamo di fronte a produttori aggressivi e forti- dice il presidente del gruppo Pasta dell'Aidepi Riccardo Felicetti. L'Italia – incalza - produce un quarto della pasta a livello mondiale, ma gli altri tre quarti sono prodotti non in Italia e la situazione è pesantissima sui mercati emergenti dove non si cercano prodotti di alta gamma e si deve combattere contro la concorrenza dei pastifici turchi e spagnoli. A questi si aggiungono nuovi concorrenti visto che si comincia a produrre pasta in maniera sistematica in Africa. E' una vera e propria battaglia sui prezzi".
Il rischio – si specifica meglio in una nota - di "perdere identità'" per la pasta italiana dunque è reale nonostante i buoni risultati delle esportazioni. Nel 2012 l’export è infatti aumentato del 1,8% in quantita' e del 6,8% in valore. Andamento che in ogni caso, vista la forte concorrenza, non tranquillizza gli industriali del settore che sentono anche molto "una grande responsabilita'"dettata dal fatto che la pasta è un volano per l'export agroalimentare italiano e dunque dice Felicetti "senza la pasta non si compra il pomodoro, l'olio di oliva e il parmigiano...".
E la testimonianza di questo stato d'anino arriva anche da un altro noto capitano d'azienda della pasta."La pasta- spiega Francesco Divella, imprenditore pugliese dell'omonimo pastificio- e' uno dei pochi settori in Italia che non sta subendo la crisi sia per il buon andamento delle esportazioni sia in rapporto ai consumi interni. In Italia infatti, il consumo medio procapite- aggiunge- e' molto alto, il maggiore al mondo con 26 kg all'anno, una quantita' che sale fino a 35 kg nelle regioni del Sud. Tuttavia, uno dei problemi piu' sentiti e' legato alla distribuzione del prodotto e, in particolare, nel rapporto con la Gdo che e' controllata per il 70% da una decina di catene straniere, "un punto negativo della politica italiana degli ultimi 30 anni- spiega ancora l'imprenditore- che peggiora la situazione quando si affronta il mercato estero. "Nei 130 Paesi in cui esportiamo la pasta - conclude - non c'e' neanche una catena italiana e cosi' e' ancora piu' difficile trattare sui prezzi".
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