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Tartufo bianco: Città di Castello scopre le carte. In cantiere il brand del territorio
Istituzioni locali e imprenditori sono a lavoro per rafforzare la riconoscibilità dell'area attraverso un proprio marchio sulla scia e falsariga della Toscana. Presentato il progetto “I sentieri del tartufo”
Città di Castello (Perugia)- Il tartufo bianco non manca ed è anche di una qualità così alta da far preoccupare il più famoso e blasonato mercato di Alba. Il problema è che ancora oggi la zona territoriale soffre di una politica di marketing e commerciale troppo debole per far tremare i polsi al ben noto prodotto piemontese. Allora come sopperire al gap, come iniziare e da dove partire per attivare una strategia comunicativa vincente? Al quesito stanno cercando di dare risposta le istituzioni locali di Città di Castello, zona tra le più vocate per il tartufo, della città di Perugia e la Regione Umbria. Ad oggi lo zoccolo duro del settore resta la Mostra mercato nazionale “Il Tartufo bianco”, giunta alla XXXV edizione e organizzata da Città di Castello questo ultimo fine settimana del mese di ottobre.
Tutto questo però sembra- secondo molti operatori- non bastare più per fare il salto di livello cercato in campo promozionale. E allora che fare? La risposta più idonea per tutti è rafforzare la riconoscibilità del territorio attraverso un brand sulla scia e falsariga del più famoso marchio della Toscana anche per migliorare l’arrivo del turismo nella zona. Insomma l’idea è quella di far diventare il “prodotto tartufo” il traino di tutta l’economia del territorio. Al momento le iniziative in campo sono molte, a partire dalla collaudata mostra mercato si sta lavorando alla realizzazione di un progetto relativo ai “Sentieri del tartufo”. Tra i capofila dell’idea Matteo Bartolini, presidente dei giovani agricoltori dell’Unione europea (Ceja) e tartufaio di famiglia con un’azienda collocata nei pressi di Città di Castello. Matteo, già da alcuni anni, oltre a diversificare la sua attività agricola mediante modalità agrituristica, realizza in azienda dei corsi e seminari sul tartufo organizzando delle visite alle tartufaie naturale di bianco pregiato. La sua idea, grazie al suo incarico, è di spingere molto sul brand anche se non nasconde i limiti e difficoltà del comparto in quanto il tartufo ancora non è riconosciuto prodotto agricolo da Bruxelles con la conseguenza di penalizzare molto gli imprenditori di settore che non hanno in questo modo accesso ad aiuti e misure previste dalle normative comunitarie provocando indirettamente negatività anche per un possibile indotto.
La soluzione quindi è quella della determinazione per arrivare allo scopo messo in campo da tutti i sindaci della zona che racchiude un patrimonio di ricchezza culturale, enogastromica e formazione di assoluto rilievo a partire dalle realtà museali sul tabacco, al centro di formazione Bufalini, alle bellezze architettoniche e naturali fino alle bontà dei piatti preparati dalla sapienza di chef come Pierluigi Manfroni sulla base di ingredienti, dall’olio, al vino , alla carne, di prima qualità.