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Tutto pronto per il noccioladay
Prende il via domani, sabato 7 dicembre, il week end più dolce, profumato e croccante dell’anno: il #noccioladay. L’Associazione Nazionale Città della Nocciola - che riunisce 274 Comuni dal Piemonte alla Sicilia – da otto anni festeggia in dicembre il giorno dedicato al prezioso “piccolo f frutto della felicità” – come lo definirono gli Antichi Romani - orgoglio di tanti territori collinari e montani italiani. La ricorrenza, quest’anno domenica 8 dicembre, si affianca così ai sempre più numerosi food days celebrati nel mondo. Per il secondo anno consecutivo si rinsalda così l’alleanza di FICO Eataly World con le Città della Nocciola, associazione nata nel 2004 da un’intuizione di Rosario D’Acunto, suo attuale presidente: il parco del cibo più grande del mondo, a Bologna, ospiterà la festa nazionale durante il week end del 7 e 8 dicembre 2019.
Il #noccioladay vanta tra i suoi speciali ambasciatori i sindaci “corilicoli” e i tanti agricoltori italiani che quest’anno hanno avuto una raccolta con molte difficoltà: falcidiata per la metà da problemi atmosferici dovuti al cambiamento climatico, all’attacco di insetti nocivi come la cimice o di animali selvatici fuori controllo, come i cinghiali o i ghiri sui Nebrodi, in Sicilia. Saranno proprio questi i temi affrontati dagli esperti nell’importante convegno nazionale organizzato da Fondazione FICO, insieme alle Città della Nocciola, che si svolgerà domenica 8 dicembre, dalle ore 10, presso la Fondazione FICO - coordinato dal direttore scientifico Duccio Caccioni con rappresentanti istituzionali, esponenti delle associazioni di categoria, testimonianze dai territori corilicoli (Piemonte, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia).
L’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole, dopo la Turchia, ed è l’unico Paese a vantare tre marchi europei di qualità: la Nocciola Piemonte Igp, la Nocciola Romana Dop e la Nocciola di Giffoni Igp. La quarta denominazione è quella spagnola di Reus: la Spagna detiene il 2 per cento della produzione mondiale corilicola, l’Italia circa l’11 per cento (la Turchia è al primo posto con il 71%), seguita da Georgia e Azebaijan con il 4% e gli Stati Uniti (Oregon) con il 3 per cento. Si calcola che il giro d’affari di questa coltivazione, in grande crescita in tutto il mondo, sia intorno ai 35 miliardi di dollari, ma l’indotto dei prodotti derivati, soprattutto dall’industria dolciaria, ne genera almeno 500.