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Vino, il Governo marca a uomo la Cina

Il ministro del Mipaaf Nunzia De Girolamo assicura che il lavoro diplomatico per evitare che il Paese del Dragone aumenti i dazi sull'enologia europea è in pieno corso e Palazzo Chigi- aggiunge -ha tra le sue priorità proprio la tutela del Made in Italy

Roma- Il ministro del Mipaaf tranquillizza tutti sull’indagine antidumping cinese sul vino europeo e il minacciato rialzo dei dazi. Dopo la lettera spedita dalle organizzazioni agricole al premier Letta, Nunzia De Girolamo calma gli animi assicurando la vigilanza sulle trattative da parte del Governo italiano.


“Il lavoro diplomatico per evitare che la Cina aumenti i dazi sul vino europeo è in pieno corso e il Governo italiano – ha detto la responsabile del dicastero di Via XX Settembre- ha tra le sue priorità proprio la tutela del Made in Italy, da qualsiasi regione provenga. Proprio per questo abbiamo messo in campo un gruppo di lavoro ad hoc, che vede la collaborazione tra il Ministero dello Sviluppo Economico, quello degli Esteri e quello delle politiche agricole. Raccolgo la preoccupazione delle organizzazioni di settore, ma voglio ribadire che l’Italia farà fino in fondo la sua parte per concludere positivamente e con il dialogo questa situazione”.

“Siamo- ha incalzato - in costante contatto con la Commissione europea – ha proseguito il ministro – per seguire le evoluzioni del negoziato, con la convinzione che quello vitivinicolo è un comparto da difendere senza se e senza ma. Auspico che il Governo della Repubblica popolare cinese chiuda quanto prima l’indagine, che a nostro parere non ha ragion d’essere in quanto mancano le premesse giuridiche. In questo momento la via del dialogo è l’unica strada da percorrere, anche se le nostre imprese si trovano già nella difficoltà di sostenere oneri e aggravi burocratici per la scelta della Cina”.
Grazie alla collaborazione tra MISE, Mipaaf ed Organizzazioni di settore interessate, e grazie alla sensibilizzazione degli operatori da loro effettuata, oltre 1.200 aziende esportatrici (su 1.500) hanno compilato le schede proposte dall’autorità cinese in questa prima fase dell’indagine.

Nei giorni scorsi Agrinsieme - coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari – si sono ricolte al Governo per sottoporgli la delicata questione dell’apertura, da parte delle Autorità di Pechino, di un'indagine anti-dumping e di un'indagine anti-sussidi sull'importazione dei vini europei in Cina. In una lettera inviata al Presidente del Consiglio Letta e ai ministri dello Sviluppo economico Zanonato, delle Politiche agricole De Girolamo, degli Affari Esteri Bonino e degli Affari europei Moavero - e firmata anche da Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini - i presidenti di Agrinsieme hanno chiesto un forte impegno politico per scongiurare questa eventualità.
Per le organizzazioni sarebbe fondamentale, in questo senso, innanzitutto procedere ad una risoluzione amichevole dell’ indagine UE sui pannelli solari cinesi che, come noto, rappresenta la causa scatenante dell'apertura di quella cinese sul vino europeo. “E’ inaccettabile – scrivono - che un settore importante per l'UE come quello vitivinicolo si trovi a scontare le ritorsioni relative ad un altro settore, e ancora più inaccettabile sarebbe una risoluzione a senso unico, che preservi da eventuali dazi i pannelli solari prodotti dalla Cina, senza un analogo trattamento per i prodotti vitivinicoli europei”.

Agrinsieme ha ricordato la grande rilevanza del settore vitivinicolo per il nostro Paese, sia in termini economici, con un'incidenza del 20% rispetto all'intero export agroalimentare, sia in termini sociali, con 650.000 imprese e 1.200.000 occupati nel comparto. E poiché il mercato cinese è notoriamente uno di quelli con maggiori prospettive di sviluppo, risulta evidente l'enorme danno economico-sociale che deriverebbe all'Italia, e all'Europa tutta, nel caso di decisione da parte delle Autorità cinesi di imporre dei dazi sull'importazione di vini dall'UE.

Anche il presidente della Coldiretti Sergio Marini  ha denunciato il problema scrivendo una lettera al premier Letta. Con il rischio – ha commentato - che la Cina metta dazi sul vino europeo, occorre un impegno del Governo per evitare di mettere in pericolo la crescita record delle esportazioni di vino made in Italy, cresciute del 20 in valore sui mercati asiatici nel 2012, garantendo assistenza legale alle imprese italiane coinvolte..

“Il mercato cinese – scrive Marini – è notoriamente quello con maggiori prospettive di sviluppo, pertanto è evidente l’enorme danno economico-sociale che deriverebbe all’Italia, e all’Europa tutta, nel caso di decisione da parte della Cina di imporre dei dazi sull’importazione di vini comunitari”. Nel colosso asiatico – precisa la Coldiretti -si è, infatti, registrato il più elevato tasso di aumento del pianeta nei consumi, che hanno raggiunto i 18 milioni di ettolitri, tanto da aver raggiunto il quinto posto tra i maggiori paesi bevitori. “Il nostro vino - continua il presidente della Coldiretti -, simbolo di eccellenza del made in Italy nel mondo, ha una portata rilevante per il Paese; sia in termini puramente economici con 4,7 miliardi di esportazioni che rappresentano il 20 per cento dell’intero export agroalimentare, ma anche in termini sociali, con 650.000 imprese e 1.200.000 occupati nel comparto. Sarebbe dunque fondamentale procedere quanto prima ad una risoluzione amichevole relativamente alla causa scatenante, condizionando la risoluzione l’indagine antidumping aperta dalla Ue nei confronti della Cina sull’importazione dei pannelli solari ad una analoga risoluzione del dossier vitivinicolo da parte delle autorità cinesi”. Considerato però che in questa fase non è possibile dare per scontata una risoluzione amichevole della questione, Marini ammonisce che “è necessario che il nostro Paese si attrezzi per affrontare le procedure aperte da Pechino”. Molte aziende vitivinicole italiane, sottolinea Coldiretti, hanno effettuato la procedura di registrazione presso le autorità cinesi per essere classificate come aziende “cooperanti” nell’indagine e, nel caso di applicazione del dazio per dumping, beneficiare di una “tassa” inferiore. “Questo percorso ha però la necessità – sostiene Marini nella lettera a Letta - di essere supportato da un’assistenza legale e sarebbe auspicabile che le aziende usufruiscano di uno studio legale unico. Se il Governo cinese deciderà di non chiudere l’indagine, il costo che le aziende dovranno sostenere sarà elevatissimo e non sarebbe giusto imputare tale onere ai produttori italiani. Chiediamo quindi un impegno – conclude il presidente della Coldiretti - del Governo perché risolva quanto prima questa imbarazzante situazione e contestualmente si faccia carico dell’assistenza legale necessaria per le aziende vinicole interessate”.


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