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Vino, l'import è in chiaroscuro
Nei primi mesi del 2015- spiega Nomisma- bene le importazioni in Cina dopo un deludente 2014. Ombre posizionate sulla Russia che, all'opposto, vede crollare gli acquisti dall'estero di oltre il 35% in valore e del 25% nelle quantità
Roma- Luci e ombre per l'import mondiale di vino dei primi 5 mesi del 2015. Dal report di studio di Nomisma si evidenzia una ritrovata Cina i cui flussi di importazione - dopo un deludente 2014 - sembrano essersi ripresi in maniera convinta (+51% in valore, +38% in volume rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente), le ombre invece sono tutte posizionate sulla Russia che, all'opposto, vede crollare gli acquisti di vino dall'estero di oltre il 35% in valore e del 25% nelle quantita'.
In un mercato in cui le importazioni di vino sono cresciute del 122% in appena cinque anni (tra il 2009 e il 2014), il sogno riposto dagli esportatori di vino di tutto il mondo di un nuovo Eldorado - spiega Nomisma- rischia letteralmente di svanire. Anche per i vini italiani il calo in Russia e' stato notevole e analogo alla media: guardando ai soli vini confezionati, l'import in valore dall'Italia e' calato del 36%. Non va meglio per i competitori. La Francia ha subito una riduzione del 45%, rendendo chiaro come la crisi abbia colpito per primi i vini posizionati su livelli di prezzo mediamente alto. Anche Nuova Zelanda, Australia, Brasile stanno vivendo - seppur in modo meno traumatico e repentino - un'analoga svalutazione delle proprie valute, sottolinea ancora Nomisma. In questi casi e in particolare per Nuova Zelanda e Australia, due dei principali esportatori di vino a livello mondiale, la riduzione del potere di acquisto della propria moneta non puo' che favorire la competitivita' dei propri vini, rendendo cosi' la vita piu' complicata ai produttori italiani ed europei. Al contrario della Russia, l'altro grande mercato emergente per antonomasia e cioe' la Cina, sembra invece essersi ripreso dal calo registrato nel 2014. I primi cinque mesi del 2015 mostrano una crescita del valore dell'import di vino pari ad oltre il 50%, trainato soprattutto dai vini fermi e dagli sfusi. In questo caso e' l'Australia a fare la parte del leone (+134%), mentre i vini italiani si devono accontentare di un +18%. Tengono gli Stati Uniti (+23%), mentre per l'Italia continua la corsa del prosecco in Uk e Nord America, rallentano i vini fermi imbottigliati mentre cala lo sfuso (che vede la Spagna invece ancora in crescita in questo settore).