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Vino: rifiorisce il mercato italiano, +26% negli Stati Uniti e +98% in Cina
E' quanto emerge da un'analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su base doganale
Roma- Momento positivo per il vino italiano. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su base doganale, le statistiche degli ultimi mesi stanno evidenziando un forte rilancio degli ordini di vino italiano e francese nei 2 Paesi chiave del mercato. Nel mese di aprile, negli Stati Uniti l’import di vino è cresciuto mediamente a valore del 20%, con Italia (+26%) e Francia (+51%) che segnano una crescita ben oltre la media. Aprile, ma non solo, molto positivo anche per la domanda cinese, che nel mese registra un autentico boom a valore di ordini dal Belpaese (+98%) che oggi – dopo l’uscita di scena degli australiani – è diventato il terzo Paese fornitore nel Dragone. Analizzando i risultati doganali del primo quadrimestre, in Cina il crollo australiano (-80% a valore sul pari periodo 2020) ha determinato crescite a doppia cifra di tutti i competitor, con l’import italiano a +22%.
Meno della Francia (+41%), protagonista di un autentico boom degli Champagne (+110%). A riprova che anche una domanda ‘rossista’ come quella cinese si stia aprendo agli sparkling nel post-emergenza, è il dato di crescita delle bollicine: +75% nel primo quadrimestre, a fronte di un -15% dei fermi. Per i vini italiani, rileva l’Osservatorio, sono in netta crescita quelli di fascia premium con i fermi (85% dell’import dal Belpaese) che crescono del 19% a valore e di appena il 2% a volume, denotando così un incremento significativo del prezzo medio. Contestualmente, secondo le elaborazioni su base doganale, i vini italiani negli Stati Uniti sono segnalati ancora in perdita nel quadrimestre (-12%) a causa di un gennaio-febbraio nero (-26%) mentre la Francia riduce il gap a valore a -3% dopo l’annus horribilis segnato dall’emergenza sanitaria e dalla scure dei dazi aggiuntivi. Il risultato è un testa a testa sul primo mercato al mondo, con l’Italia a 538 milioni di euro di vendite seguita a ruota dalla Francia (534 milioni di euro). Un tandem, quello franco-italiano, che allunga sugli altri competitor (in maggiore difficoltà) e che rappresenta in questa fase i 2/3 del totale delle importazioni a valore.