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Vino, la Spagna altera il mercato. Il j'accuse di Assodistil

L'accordo tra il Governo iberico e le associazioni di comparto sulla “distillazione obbligatoria” di 4 mln di ettolitri per usi industriali ha messo in fibrillazione il settore. Possibile, da parte dei distillatori, un’azione legale per i danni subiti

Roma- Ore agitate per il mercato del vino dopo l’accordo raggiunto tra il Governo spagnolo e le associazioni di settore che stabilisce la “distillazione obbligatoria” di 4 milioni di ettolitri di vino, da destinare ad usi industriali. L’intesa, siglata lo scorso 9 luglio e mirata a scongiurare la crisi del settore vitivinicolo, è in linea- secondo Madrid- con l'articolo 167 del Regolamento 1308/2013, vale a dire l'Ocm unica. Operativamente la misura permette che il vino in eccedenza può essere consegnato gratuitamente alle distillerie. Tuttavia, il decreto prevede che, per definire le quote da inviare in distilleria, i volumi saranno calcolati, al 31 luglio,sulla base delle giacenze di vino presso le cantine.

Tutto questo- dice AssoDistil (Associazione dei distillatori italiani) è una distorsione del mercato ed “ha scatenato, in vista della prossima scadenza, la corsa alla vendita al ribasso delle giacenze – ha stigmatizzato il presidente dei distllatori Antonio Emaldi". "Pur di non consegnare gratis il vino ai distillatori locali, i produttori hanno lanciato-ha incalzato- offerte a prezzi bassissimi, falsando così la concorrenza, con grave danno non soltanto dei produttori di vino, ma anche di quelli di acquaviti di vino e brandy nella Ue che, appunto, utilizzano il vino come materia prima”.

L’associazione del distillatori spiega che, a causa della misura spagnola, il primo mercato che, letteralmente, sta andando in tilt è quello del vino da tavola a causa dell’invasione di vino spagnolo sottocosto, seguito da quello delle acquaviti e dei brandy e, da ultimo, dal mercato dell'etanolo per usi industriali, già sofferente per il progressivo calo dei prezzi. “Siamo alla vigilia della prossima campagna: in Spagna si stima una produzione almeno pari a quella di quest’anno– afferma Daniele Nicolini, direttore di AssoDistil – in Italia, a causa delle forti giacenze di materia prima, si rincorrono le voci su un possibile ricorso alla distillazione di crisi in alcune regioni. In questo quadro, i prezzi diventeranno sempre più instabili”. Per il direttore dell’associazione, poi, “l’Ocm ha incautamente eliminato i contributi comunitari per la distillazione di crisi e adesso ne vediamo le conseguenze”.

L’iniziativa spagnola, sottolinea ancora Nicolini, “si inserisce in uno scenario di crisi per il mercato del brandy, compromesso dalla mancanza dei controlli sull’invecchiamento delle bevande spiritose, soprattutto in Spagna”. Tutto all’opposto di quanto previsto dai Regolamenti UE sull’invecchiamento delle bevande spiritose, che deve essere soggetto a controllo doganale o ad un controllo equivalente. Un problema che, di recente, proprio AssoDistil aveva già denunciato. Insomma, quella che dovrebbe essere una misura di sostegno per la Spagna, rischia di trasformarsi in uno strumento di crisi per l'intero mondo del vino. “Chiediamo alle Istituzioni, italiane ed europee – conclude il presidente Emaldi - di intervenire contro un decreto, che con il solo annuncio, ha già causato conseguenze negative sull'intero mercato europeo”. In attesa di una risposta dalle autorità, i distillatori stanno anche valutando l’eventualità di un’azione legale per recuperare i danni subiti dalle decisioni spagnole.

TORNA IL SEGNO PIU' SUI VOLUMI ESPORTATI

Tra gennaio e aprile di quest’anno le esportazioni italiane di vini e mosti si sono attestate a 6,42 milioni di ettolitri, un dato che porta in positivo la variazione sullo stesso periodo del 2013 (+1%).
In termini monetari prosegue la tendenza alla crescita (+3%), seppure a ritmi decisamente più contenuti rispetto agli anni scorsi. Lo rivela l’Ismea, evidenziando andamenti diversi tra i vari segmenti. In particolare lo sfuso arretra sia in quantità (-4%) che negli introiti (-18%), mentre i confezionati segnano una crescita del 2% (+4% in valore).

Sulla battuta d’arresto degli sfusi pesa la concorrenza spagnola che sta avendo forti ripercussioni anche sui prezzi dei vini italiani, in forte calo.

A livello di singoli mercati, l’analisi Ismea indica una leggera crescita dell’export in Usa (+1% i volumi) e un aumento più deciso in Regno Unito (+3%), a fronte di riduzioni in Germania (-4%) e Canada (-7%). Corrono le esportazioni di vini tricolore in Francia (+13%), Austria (+10%) e nei Paesi scandinavi; si osserva inoltre una ripartenza sia in Cina che nel mercato russo.

Riguardo alle importazioni, in questi primi quattro mesi dell’anno è emersa, il relazione ai volumi, una contrazione complessiva del 17% su base annua (-20% in termini monetari). E’ boom per i vini australiani, in forte ascesa sul mercato italiano: il paese dal sedicesimo posto si è portato quest’anno in quinta posizione.

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