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Acque minerali, il j'accuse di Legambiente

Regna il caos in materia di canoni di concessione regionale delle acque minerali. Veneto e Lazio sono le Regioni piu' virtuose. Bocciate invece Liguria, Calabria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna, Puglia e Alto Adige. Acqua di sorgente prelevata da 189 fonti da cui attingono 321 aziende imbottigliatrici che pagano spesso cifre irrisorie per realizzare poi enormi profitti, come dimostra il giro di affari di 2,3 miliardi di euro raggiunto nel 2008. E' la fotografia sul business dell'"oro blu" in bottiglia, scattata da Legambiente con il contributo di Alteconomia che, in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, ha diffuso il dossier "Il far west dei canoni di concessione sulle acque minerali" con cui denuncia l'imbarazzante quadro nazionale sulle tariffe pagate alle Regioni italiane dalle societa' imbottigliatrici.


In Italia nel 2008 sono stati imbottigliati 12,5 miliardi di litri di acqua, per un consumo pro capite di 194 litri, piu' del doppio della media europea e americana che si aggirano sugli 80 litri. In assenza di una legge nazionale che definisca gli importi dei canoni di concessione per l'imbottigliamento delle acque minerali ciascuna Regione decide in autonomia. E' ancora un obiettivo lontano, spiega Legambiente, l'adeguamento delle leggi regionali sui canoni di concessione alle linee guida nazionali approvate nel 2006 e che prevedono tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa.

Dal 2006 ad oggi, 11 Regioni hanno rivisto la normativa, ma solo 5 lo hanno fatto adeguando i canoni alle linee guida nazionali. Alcune regolano ancora i canoni di concessione con leggi del secolo scorso: e' il caso del Molise e della Sardegna dove vige il Regio Decreto del 1927, mentre in Liguria e' vigente la legge regionale del 1977 e in Emilia Romagna quella del 1988. Promosse a pieni voti nell'esame di Legambiente e Altreconomia solo il Veneto e il Lazio che hanno previsto i canoni piu' alti: 3 euro a metro cubo di acqua e fino a 587 euro per ettaro nella prima e 2 euro per metro cubo imbottigliato e fino a 120 euro per ettaro nella seconda. Promosse con riserva per aver previsto il doppio canone sulla superficie della concessione e sui volumi di acqua, superiore o uguale a 1 euro a metro cubo: Valle d'Aosta, Marche, Provincia autonoma di Trento, Sicilia (anche se fa pagare solo 11 euro per ettaro), Umbria, Friuli Venezia Giulia.
In questa categoria anche le due Regioni che fanno pagare le aziende solo per i metri cubi emunti con canoni in linea con le indicazioni nazionali, e cioe' Toscana e Abruzzo. Rimandate, perche' prevedono canoni in funzione dei volumi di acqua ma al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato, Piemonte, Lombardia, Basilicata e Campania.

Bocciate, invece, perche' fanno pagare solo in base alla superficie della concessione e non sui metri cubi, Liguria (5 euro per ettaro, e' il canone piu' basso d'Italia), Calabria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna e Puglia (50 euro per ettaro). In questa categoria rientra anche la provincia autonoma di Bolzano che fa pagare un canone davvero discutibile fondato sulle portate medie annue in concessione. Il 'business dell'oro blu in bottiglia' continua ad essere insostenibile per la collettivita' sotto il punto di vista economico e ambientale. Le Regioni incassano dalle aziende cifre irrisorie e insufficienti a ricoprire anche solo le spese sostenute per la gestione amministrativa delle concessioni o per i controlli, senza considerare quanto viene speso dagli enti locali per smaltire in discarica o in un inceneritore il 65% delle bottiglie in plastica che sfuggono al riciclaggio.

Secondo Legambiente e Altreconomia, un processo di revisione e innalzamento dei canoni non solo consentirebbe di "ripagare" il territorio dell'impatto di queste attivita', ma anche di recuperare fondi, in un periodo in cui e' sempre piu' difficile reperirli, da destinare a finalita' ambientali. Per Legambiente e Altreconomia tutte le Regioni italiane inadempienti devono procedere all'immediato adeguamento della normativa regionale ai canoni previsti dalle linee guida nazionali, replicando le esperienze praticate con successo dalle Regioni Veneto e Lazio.

in data:05/07/2010

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