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Trend & Mercati

Agricoltura: 300mila posti di lavoro nei prossimi cinque anni

Niente giri di parola: l’agricoltura sarà sempre più uno dei traini del Paese. Sia sotto il profilo della produzione lorda vendibile che sul versante occupazionale, dove, a fronte di una sostanziale stabilità nel numero degli addetti legati al settore strettamente primario (+ 0,3 per cento nel prossimo quinquennio), aumenteranno invece le esigenze – e di conseguenza gli sbocchi professionali – di manodopera e di occupazione qualificata.

L’Ufficio Studi di Veronafiere-Fieragricola, in particolare, stima che nei prossimi cinque anni potranno arrivare a 300mila i posti di lavoro connessi all’agricoltura e alle nuove professionalità ad essa collegate (dall’analisi è escluso il comparto agro-industriale).
E se la parte dell’indotto delle energie da fonti rinnovabili costituirà il segmento in grado di assorbire il maggior numero di posti di lavoro (per il 50 per cento del totale), non si possono non citare sbocchi professionali altrettanto rilevanti, collegati all’ecoturismo e all’«agri-wellness» (che si stanno affermando con una certa decisione, inteso anche come fattorie sociali, oltre alla cura dello spirito e del corpo), al turismo enogastronomico caratterizzato dalla forte identità delle produzioni tipiche (in costante crescita).
Energie da fonti rinnovabili in agricoltura, ecoturismo, agri-wellness e produzioni agricole a marchio affiancheranno altre professionalità in crescita, anche se numericamente meno marcate. Parliamo ad esempio dei settori della meccanica agricola in senso lato. Così, da un lato le aziende legate alla vendita delle macchine agricole avranno la necessità di manodopera specializzata per officine sempre più moderne e all’avanguardia. Ma in modo parallelo cresceranno le esigenze di specializzazione nel terziario per l’agricoltura, a partire dai contoterzisti per le operazioni in campagna e nelle aziende agricole, agro-zootecniche ed agro-energetiche.
L’andamento dei principali mercati (latte, suini, frumento, mais). Con uno sguardo più sul breve periodo, dopo un 2009 che ha mortificato il reddito delle aziende agricole italiane, con una contrazione della redditività media del 25 per cento circa, l’anno in corso dovrebbe riservare alcune soddisfazioni per i produttori. Niente exploit eclatanti, come il boom dei listini dei cereali fra il 2007 e il 2008, ma tutto sommato un assestamento verso l’alto per i principali prodotti agricoli.
Il latte dovrebbe proseguire la propria corsa verso l’alto, trascinato anche da sostegni comunitari e da una visione sempre più «export-oriented» per i prodotti caseari stagionati a marchio. Dagli attuali 310 euro la tonnellata, se le dinamiche legate al comparto caseario non dovessero riservare sorprese o stravolgimenti, entro la fine dell’anno potrebbe andare in porto una fase negoziale fra produttori e industriali (il riferimento è al prezzo in Lombardia) sui 360-380 euro la tonnellata, con una impennata di circa 15 punti percentuali sul prezzo attuale.
Anche la suinicoltura dovrebbe raccogliere i sacrifici di un 2009 col freno a mano tirato. La contrazione delle produzioni a livello nazionale e soprattutto europeo potrebbe trascinare al rialzo i prezzi. Guardando la categoria dei grassi da macello (maiali del peso di oltre 160 chilogrammi), il mercato nel 2010 dovrebbe registrare una ripresa, con quotazioni in grado di coprire ampiamente i costi di produzione ed attestarsi mediamente oltre la soglia di 1,38 euro il chilogrammo.
Si prevedono performance positive anche per cereali e mais. Una contrazione media del 5-10 per cento delle produzioni di frumento e del 10-15 per cento del mais, unitamente ad una ripresa (invero non eclatante a livello italiano, ma più interessante nel Nord America e in alcuni Stati dell’Unione europea, come la Francia) delle bioenergie anche dal mais (bio-etanolo), dovrebbe trascinare verso l’alto prezzi che nella seconda parte del 2008 e per tutto il 2009 sono stati piuttosto penalizzanti. Nessun rally comunque per i mercati, quanto piuttosto un assestamento importante in scia di una spirale rialzista su scala mondiale.
Il frumento duro dovrebbe raggiungere la soglia almeno dei 280-300 euro la tonnellata. In scia anche il grano tenero (prevedibilmente oltre i 260-270 euro la tonnellata) e il mais, sottoposto tuttavia a possibili stress sulle mercuriali, dopo l’apertura del Consiglio di Stato alle semine ogm, subordinate tuttavia all’emanazione di regolamenti da parte del ministero delle Politiche agricole.

in data:05/07/2010

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