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Organizzazioni Agricole

Cia, Confagricoltura e Copagri si alleano per riformare la Pac

La riforma della Politica agricola comune (Pac) deve far perno sugli attuali strumenti (pagamenti diretti, misure di mercato e assi dello sviluppo rurale) secondo una nuova articolazione che abbia per obiettivi la semplificazione, la finalizzazione degli interventi a favore degli agricoltori professionali, la valorizzazione del ruolo del settore agricolo per la crescita economica e l’occupazione, la qualificazione dell’attività agricola per fronteggiare adeguatamente le sfide globali. Il tutto operando “gradatamente gli opportuni adattamenti”, come previsto dal Trattato di Lisbona. In ogni caso, prima della fissazione delle prospettive finanziarie per il 2014-2020 andrebbero opportunamente definiti i principi, i criteri direttivi e i fabbisogni della riforma per i prossimi anni.

E’ questo uno dei passaggi più significativi del documento unitario sottoscritto da Cia-Confederazione italiana agricoltori, da Confagricoltura e da Copagri sulla Pac post 2013 e presentato a Lecce, in occasione della quarta Conferenza economica, dai rispettivi presidenti Giuseppe Politi, Federico Vecchioni, Franco Verrascina.

Cia, Confagricoltura e Copagri ritengono, comunque, essenziale confermare l’attuale stanziamento in bilancio della spesa agricola previsto al 2013 in termini reali.
Le tre organizzazioni professionali non giudicano in maniera pregiudizialmente negativa il possibile ricorso al cofinanziamento della spesa agricola Ue, a patto, però, che esso sia obbligatorio e che non pregiudichi in alcun modo il fatto che la politica agricola resti “comune” e senza alcuna concessione a ipotesi di rinazionalizzazione della Pac.

Il documento unitario -come hanno evidenziato i presidenti Politi, Vecchioni e Verrascina- si sofferma in particolare su tre aspetti nevralgici della Pac: i pagamenti diretti, gli interventi di mercato, lo sviluppo rurale.
Per quanto concerne i pagamenti, Cia, Confagricoltura e Copagri sottolineano che sinora i “pagamenti disaccoppiati” sono stati erogati ai beneficiari storici, perché “compensativi” di una situazione pregressa, che concedeva agli agricoltori determinate garanzie di prezzo e di mercato. Una “voce”, questa, che rimane, comunque, determinante per il reddito dei produttori e, conseguentemente, per i beni pubblici che il settore agricolo garantisce alla collettività. Tuttavia, il criterio d’assegnazione “non risulta del tutto giustificabile dopo diversi anni di applicazione”. C’è il rischio -si legge nel documento- di generare disparità di trattamento tra soggetti beneficiari e comparti produttivi.

Allora le tre organizzazioni professionali propongono una correzione dell’attuale sistema. Un “pagamento di base” ad ettaro destinato a compensare il carattere particolare dell’attività agricola, calcolato utilizzando come riferimento l’attuale massimale finanziario dei pagamenti diretti di ciascun Paese; un “pagamento aggiuntivo” ad ettaro, commisurato in base a parametri oggettivi fissati forfettariamente a livello di Stato membro e correlati a due categorie di fattori: la situazione strutturale in cui opera l’azienda ed i comportamenti per la salvaguardia dell’ambiente; gli elementi che influenzano la competitività e l’evoluzione sostenibile dell’agricoltura europea.

Cia, Confagricoltura e Copagri sostengono che gli interventi di mercato devono continuare ad esser previsti, rafforzandoli notevolmente rispetto alla situazione attuale, al fine di garantire minore volatilità dei prezzi e maggiore equilibrio tra domanda e offerta. E ciò -hanno affermato i presidenti Politi, Vecchioni e Verrascina- potrebbe essere possibile attraverso l’introduzione nella Pac post 2013 di un’effettiva “rete di sicurezza”, che permetta di affrontare in maniera tempestiva ed efficace le crisi di mercato.
Infine, lo sviluppo rurale. Per Cia, Confagricoltura e Copagri la spesa in questo ambito dovrà essere indirizzata ad alcuni obiettivi prioritari dell’attuale politica che dovrà mantenere la sua caratterizzazione basata sulla programmazione territoriale e il principio del cofinanziamento delle risorse da parte degli Stati membri e dei beneficiari.

La politica di sviluppo rurale -rimarca il documento unitario- dovrebbe concentrarsi su misure a vantaggio delle imprese puntando sull’aumento della competitività. Quindi, vanno sostenuti gli investimenti aziendali (innovazione tecnologica), il ricambio generazionale, l’integrazione di filiera e la promozione all’export.

in data:07/10/2010

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