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Filiera Corta

Biologico, il nostrano piace di più

Secondo un sondaggio di Aiab, Legambiente e Coldiretti il prodotto importato ha meno estimatori di quello italiano: il 63% dei consumatori dichiara di acquistarlo solo in mancanza dell’equivalente tricolore, mentre il 20% proprio non lo considera

Roma- Il mercato del biologico, nonostante il perdurare della crisi, sembra procedere a gonfie vele. L’ultima conferma di una buona, se non ottima condizione di salute del settore, emerge da un sondaggio Aiab, Legambiente, Coldiretti diffuso nella recente manifestazione Biodomenica 2013. Ad oggi, con oltre 49,7 mila operatori impegnati nella produzione biologica per poco meno di 1,2 milioni di ettari di terreno, il mercato del biologico italiano vale 3,1 miliardi di euro, facendo dell’Italia – dicono gli operatori- una delle protagoniste del settore a livello mondiale ed in particolare a livello europeo (si colloca al quarto posto, dopo Germania, Francia e Regno Unito). In un momento in cui la crisi economica e il diminuito potere d'acquisto da parte dei consumatori ha provocato il calo dei consumi alimentari convenzionali del -3,7%, il biologico, dunque continua a crescere, mettendo a segno una crescita dell’8,8 % nel primo semestre del 2013.

L’opinione degli italiani sul biologico è stata invece rilevata attraverso un sondaggio che le tre associazioni hanno sottoposto a un campione di consumatori sensibili al biologico e alle tematiche ambientali mediante il sito di Biodomenica e veicolato con i social network nei giorni scorsi, da cui emerge che oltre il 68% delle famiglie consuma almeno un prodotto bio ogni giorno (il 25,57% ogni settimana e il 5,50% qualche volta al mese). La scelta bio è dovuta a ragioni di salute nel 4% dei casi, per evitare prodotti chimici nel 3%, a ragioni etiche nel 12%. Più spesso (76,04%), a tutte queste ragioni insieme. Più che la marca del prodotto (importante per l’8,53% dei consumatori) o della presenza di promozioni (11,32%), nell’acquisto del prodotto biologico conta la provenienza locale (36,28%), mentre il canale d’acquisto preferito risulta essere il negozio specializzato (23,50%), seguito dai gruppi di acquisto solidale (21,31%) e supermercati convenzionali (17,76%).

Il biologico importato ha meno estimatori di quello nostrano: il 63% dei consumatori dichiara infatti di acquistarlo solo in mancanza dell’equivalente italiano, mentre il 20% proprio non lo considera.
La certificazione del prodotto bio dà sicurezza solo al 31,7% del campione mentre oltre il 65% pensa che non sia sempre una vera garanzia per il consumatore.

Rispetto agli organismi geneticamente modificati, il 58,25% dei consumatori dichiara di essere contrario alla loro immissione in agricoltura, percentuale che sale aggiungendo il 38,83% di coloro che si dichiarano contrari fino a quando non ne verrà dimostrata la sicurezza per l’ambiente e la salute dei consumatori.

Nel complesso, comunque, l’86% del campione è contrario alla commercializzazione degli Ogm.
Parlando di agricoltura in generale poi, oltre il 50% dei consumatori ignora le misure e le direttive previste dalla Pac (Politica agricola comunitaria) ma quasi il 96% ritiene che i consumatori contribuenti dovrebbero essere coinvolti su come vengono spesi i fondi per l’agricoltura, perché questa incide sull’ambiente e la salute.

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in data:12/10/2013

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