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Commercio mondiale del vino, il made in Italy cresce di un +4 per cento
Nei primi dieci mercati mondiali- segnala un rapporto Wine Monitor di Nomisma- il valore dell'import cresce di un 3,8%. Le produzioni spagnole e francesi sono in vantaggio su quelle tricolori
Roma- L'Italia resta in scia ai diretti competitor nel commercio mondiale di vino nel 2016. A segnalarlo è un rapporto Wine Monitor di Nomisma. Nel periodo gennaio-maggio 2016, rispetto allo stesso periodo del 2015, cresce del 3,8% il valore dell'import di vino nei primi dieci mercati mondiali. Le importazioni di vini italiani- viene segnalato- aumentano di pari livello (+4%) mentre corrono piu' velocemente quelli spagnoli (+9%) e francesi (+8%). La Cina fa incetta di vini australiani (+43%), favoriti dall'accordo di libero scambio entrato in vigore lo scorso dicembre con il gigante asiatico. Nel periodo gennaio-maggio di quest'anno, le importazioni nei primi dieci mercati- che congiuntamente pesano per il 70% dell'import mondiale di vino in valore superano- si precisa- i 7,3 miliardi di euro.
Stati Uniti e Giappone crescono di oltre il 4%, mentre arretrano Germania e Regno Unito (entrambi con cali vicini al 6%). Ma la vera sorpresa e' data in primis dalla Russia che dopo due anni di cali continui nelle importazioni sembra aver riavviato gli acquisti di vino dall'estero (+9%) e soprattutto dalla Cina che, a meta' anno, ha gia' importato lo stesso valore di quanto acquistato dalla Svizzera in tutto il 2015 (1 miliardo di euro). Rispetto a questa dinamica, gli acquisti di vini italiani restano nella media (4%), mentre aumentano sensibilmente quelli spagnoli e francesi, con percentuali superiori all'8% in entrambi i casi. "Le importazioni di vini italiani nei principali mercati mondiali continuano ad essere trainate dagli spumanti. La crescita per questa tipologia nei primi cinque mesi del 2016 e' infatti superiore al 20%, mentre nel caso dei vini fermi imbottigliati la variazione e' appena dell'1%", afferma Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma.
Regno Unito e Stati Uniti si confermano i principali mercati di sbocco degli sparkling italiani, dove continua a farla da padrone il Prosecco che nel frattempo inizia a farsi strada anche nel mercato francese, patria del piu' blasonato Champagne. "Nei primi 5 mesi del 2016, le importazioni in Francia di spumanti Dop italiani- escluso l'Asti- sono praticamente raddoppiate rispetto all'anno scorso, passando da meno di 9 mila a quasi 19 mila ettolitri, per un valore corrispondente di 6,5 milioni di euro" aggiunge Pantini.
In questo momento, i vini fermi imbottigliati del Belpaese non stanno invece marciando a grandi passi nel mercato nordamericano (meno del 2% di aumento), ma sembrano recuperare terreno in Cina e in Russia: le importazioni dei nostri vini in questi mercati sono cresciute in valore rispettivamente del 42% e 16%. Al contrario dell'Italia, la Spagna continua a guadagnare posizioni di mercato con la vendita di vini sfusi, in particolare proprio grazie ai ritrovati acquisti della Russia, anche se pure sul fronte dei vini imbottigliati gli spagnoli mettono a segno buoni risultati sia sul mercato statunitense (+8%) che su quello cinese (+42%), consolidando cosi' la loro quarta posizione in termini di vini fermi piu' importati nel paese asiatico. Ma il vino che piu' di tutti sta conquistando quote di mercato in Cina e' quello australiano. Forte di un accordo di libero scambio entrato in vigore nel dicembre scorso e per il quale e' previsto l'azzeramento dei dazi all'import per il vino entro il 2019, nei primi cinque mesi di quest'anno gli acquisti dall'Australia sono cresciuti del 43%, portando cosi' la relativa quota dal 16% di due anni fa al 25% di tutti i vini importati in Cina, conclude Nomisma.