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Conquistano mercato le marche commerciali

Nel 2010 la presenza sul mercato è pari al 15,4%. Per Biagio Mataluni (Olio Dante) il progressivo aumento rappresenta un cambiamento epocale

Roma - Trend in aumento per i consumi dei prodotti di “marca commerciale” Nel 2010, secondo il rapporto annuale del settore, presentato a Bologna all’apertura della rassegna di settore “MarcabyBolognafiere” , i prodotti in questione hanno conquistato il 15,4% del mercato italiano. Il dato, ancora lontano da quello di altri paesi, come la Spagna, dove la quota si avvicina al 40%, è in costante miglioramento, rispetto ad un anno fa, quando si attestava sul 14,8%.

Dall’analisi fatta emerge inoltre un incremento del 6,5% delle vendite a valore rispetto al 2009 e un fatturato di 6,4 miliardi nelle due principali canalizzazioni (iper e supermercati), contro i 5,5 miliardi nel 2009. Se poi si prendono in esame tutte le forme di distribuzione, compresi i discount, i miliardi sono 8,1.

Dati più che positivi – si legge in una nota – se poi confrontati alla tendenza negativa delle marche industriali: -0,5% le vendite, con un 84,6% del mercato. In questo contesto non va dimenticata inoltre la stasi generalizzata nei prodotti del largo consumo confezionato.

Testimonianza di questo andamento arriva da uno dei più noti operatori del settore.

“Il 2010 ha sancito -  sostiene Biagio Mataluni, Presidente degli Oleifici Mataluni e produttore di private label a livello internazionale (60% private label su 250 mln di fatturato) - il definitivo passaggio dei prodotti private label a vere e proprie marche”

“I prodotti delle insegne della Gdo (Grande distribuzione organizzata) - chiarisce il presidente - sono diventati vere e proprie marche e, da un po’ di tempo, si presentano come tali, con le modalità classiche dei prodotti di marca. Basti pensare alle ultime campagne pubblicitarie di due tra le più importanti catene distributive. Per favore, non parliamo più di private label”.

L’analisi del Presidente Mataluni, che nel 2009 ha riportato Olio Dante in Italia per 30 milioni di euro, scaturisce anche da dati recenti di mercato pubblicati da noti istituti di ricerca ma anche da indagini complesse come la Ricerca Coop 2010.
“I prodotti di marca  presenti sugli scaffali - spiega ancora -  sono sempre di meno, mentre quelli a marchio dell’insegna aumentano. È sufficiente visitare qualche punto vendita della Gdo per rendersene conto. Siamo nel mezzo di un cambiamento epocale, che sta determinando una forte selezione a favore di pochi grandi marchi storici affiancati dai “nuovi marchi” della Gdo.Il consumatore acquista il prodotto della marca commerciale perché lo confronta con quello della marca storica, del prodotto noto. Quindi più diminuisce il numero di prodotti di marca presenti a scaffale, che negli ultimi tempi era diventato davvero eccessivo, più aumenta il valore dei brand”.
Secondo Mataluni “La convivenza tra prodotti di marca e marchi della gdo, perché di marchi si tratta, è non solo possibile ma auspicabile. Anche perché la private label sta favorendo una selezione del mercato, a favore dei prodotti di marchi storici di qualità”.

La tendenza, infatti, è -  specificato in una nota -  sempre di più verso prodotti premium. La grande crisi del 2009 ha avuto effetti devastanti sulle abitudini dei consumatori e, conseguentemente, sulla produzione. La forte contrazione dei consumi è solo uno dei dati che sanciscono il passaggio dal consumo di massa ad un consumo più critico, attento, consapevole. I consumi diminuiscono perché la gente spende con maggiore consapevolezza, cerca la qualità (ognuno secondo le proprie possibilità economico-culturali), si informa sulla provenienza dei prodotti, è attenta ai comportamenti delle aziende individuando quelle eticamente e socialmente responsabili. In questo senso la scelta si riduce sempre di più tra prodotti di marca, quelli più noti, radicati storicamente, sinonimo di qualità, e le private label che ne rappresentano l’alternativa. Questo scenario ha spinto le insegne della Gdo a orientarsi maggiormente alla qualità e, di conseguenza, a rivolgersi ad industrie in grado di garantirla adeguatamente sul prodotto finale.

Interessante, sotto questo punto di vista, l’orientamento giapponese  - prosegue la nota -  l’accordo chiuso nel 2010 con la Nippon, una delle più grandi catene di distribuzione del Giappone, alla  quale è fornito olio a marchio Dante, ma in un packaging esclusivo, progettato appositamente per loro. Si tratta di una bottiglia completamente realizzata in PET (monomateriale per facilitare il riciclo), prodotta integralmente presso il nostro complesso industriale e totalmente riciclabile. In questo caso, il Cliente, piuttosto che puntare sul private label, ha deciso di scegliere Dante come marchio da utilizzare in via esclusiva, ma con una personalizzazione della confezione, in un’ottica di qualità ed eco-compatibilità.

in data:19/01/2011

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