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Agronews

Federdop fa pressing sull'etichetta geolocalizzata

L’indicazione del territorio attraverso la pubblicazione in etichetta della mappa o della cartina geografica del luogo di produzione come leva straordinaria di differenziazione e competizione degli oli a denominazione di origine protetta.

La richiesta è di Federdop Olio, la federazione dei consorzi di tutela dell’olio extra vergine di oliva, ed è stata già presentata al Mipaaf che sta vagliando, da tempo, il testo di una circolare esplicativa in materia di informazioni ai consumatori sui prodotti a denominazione di origine che dovrebbe disciplinare la materia dell’etichettatura geografica per le Dop dell’olio extra vergine di oliva.

“L'implementazione dell'area geografica in etichetta scaturisce dall’esigenza di agevolare gli acquisti del consumatore che così potrebbe individuare meglio il territorio di produzione dell’olio extra vergine di oliva Dop”. Afferma il presidente di Federdop Silvano Ferri che aggiunge “spesso la denominazione delle Dop scaturisce dalla riproposizione di nomi legati alla storia o alla toponomastica di un determinato territorio che risultano poco conosciuti agli abitanti della stessa regione e non c’è da meravigliarsi se certe denominazioni risultino estranee anche ad altri consumatori in Italia, in Europa e al di fuori del territorio europeo”.

L’identificazione geografica sull’etichetta con la rappresentazione della zona o della regione dove si produce quel determinato olio extra vergine di oliva viene sempre più richiesta da importatori e catene di distribuzione come elemento di rintracciabilità del luogo di origine soprattutto nel Nord America dove, per la carenza di questi riferimenti geografici, non sono andate a buon fine alcune transazioni commerciali.
Si tratta di un elemento distintivo aggiuntivo che potrebbe incrementare l’export delle Dop il cui fatturato, secondo l’ultimo rapporto Ismea registra nell’ultimo quinquennio una crescita in valore del 66%.

“Il varo, non più procrastinabile di questa circolare esplicativa che non costerebbe un centesimo di Euro al contribuente italiano, sarebbe interpretato dal settore come un segnale positivo che – ha concluso Ferri - potrebbe agevolare anche in Italia la ripresa degli acquisti domestici che registrano una lenta ma progressiva flessione dal 2007”.

in data:18/09/2010

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