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Galbi, un tris di assi per lo sohchu giapponese
Quattro etichette del fermentato nipponico sono state protagoniste di un menù internazionale nel ristorante coreano aperto un anno fa a Roma. Protagonisti della cena gli chef Liberati, Kim e Shoda
Roma- Un tris di assi per conoscere e far apprezzare lo sohchu giapponese. A calare sul tavolo tre maestri della cucina d’autore il Galbi Roma, ristorante coreano già ben noto ai gourmet della Capitale. In un clima dunque internazionale Roberto Liberati, proprietario della celebre bottega romana Liberati, lo chef televisivo Hirohiko Shoda e Daniel Kim, chef del ristorante Galbi Roma, hanno formulato un menù da “avventure nel mondo” per esaltare al meglio le qualità del fermentato orientale realizzato principalmente con cereali e patate dolci.
Tra un TteokGalbi (spiedini di polpette marinate, gnocchi di riso e cipollotti), una Battuta al Coltello, Olio di Sesamo e Pepe sancho e un salmone marinato Al Yuan-Ji quattro etichette di selezionate aziende nipponiche sono state servite in abbinamento a tutti i diversi piatti preparati per la serata con il risultato di permettere di conoscere le caratteristiche organolettiche della bevanda, conosciuta come “liquore ridente” e che ha nel nome shochu (in giapponese si scrive con due lettere “sho” che significa bruciare e “chu” che vuol dire alcool fermentato), il segreto della storia produttiva che prevede un processo di saccarificazione prima con il koji ( riso cotto a vapore fermentato con la muffa Aspergillus Oryzae) e poi fermentato con l’aggiunta di lieviti con un risultato di ottenere un prodotto che può essere bevuto in purezza con del ghiacchio o utilizzato per preparare dei cocktail.
Quanto invece all’abbinamento con i piatti nostrani (uovo a bassa temperatura con sesamo nero tostato) e gli antipasti (crudo Langhirano 30mesi, Soppressa padovana, Blu di bufala) di Roberto Liberati lo sohchu sembra aver abbondantemente superato l’esame dimostrandosi un’ottima alternativa ai classici abbinamenti italici.
Gianluca Pacella
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