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Il mondo della birra insorge contro una nuova accisa

Sarà un vero bollettino di guerra per il mondo della birra se il governo non sospenderà la nuova tassazione prevista per il mese di gennaio 2015. Dati alla mano la nuova accisa  porterebbe alla perdita di duemila e 400 posti (la metà dei quali già persi nel corso degli ultimi sei mesi), un calo dei consumi previsto del 5 per cento seguito da un innalzamento dei prezzi, e un incasso realistico di solo il 40 per cento del gettito iscritto nelle casse dello Stato. A lanciare l’allarme sul pericolo è il presidente di Assobirra, Alberto Frausin: "La birra - spiega - è l'unica bevanda alcolica da pasto gravata da accisa in Italia e il governo ha deciso di aumentare ancora la tassazione sul nostro prodotto. Ma quando aumentano le tasse il prezzo della birra sale, si riducono i consumi e, come dimostra lo studio del REF, anche lo Stato non ci guadagna quello che ha programmato".

 "L'effetto depressivo di questi aumenti sull'occupazione è invece alto - continua Frausin - fino a oggi abbiamo già bruciato, con i primi 2 aumenti, 1.200 posti di lavoro in settori strategici come l'industria alimentare, l'agricoltura, la distribuzione, bar e ristoranti. Ma siamo ancora in tempo a fermare l'ultimo aumento previsto a gennaio, salvaguardando in questo modo la fonte di reddito di 1.200 famiglie italiane. Centomila italiani sono con noi, hanno firmato la nostra petizione e ci chiedono di andare avanti. #stopaumentoagennaio è il nostro slogan e continueremo a spingerlo e sostenerlo fino a quando non verremo ascoltati".

L'allarme di Assobirra è argomentato con un dossier realizzato con il contributo dell'istituto Ref dove si dimostra che l'aumento delle accise porta alle casse dello Stato solo 68 milioni dei 177 preventivati, a fronte di un costo sul tessuto produttivo altissimo. E dire che se l'accisa fosse ai livelli spagnoli e tedeschi, ovvero 3-4 volte in meno, verrebbero generati nel settore circa 5.000 posti di lavoro in più.

Il governo italiano, invece, ha avviato, a ottobre scorso, un piano di rialzo dell'accisa sui prodotti alcolici (anche se poi la birra è l'unica bevanda da pasto a pagarla) in più step: "Due aumenti - spiega Filippo Terzaghi, direttore di Assobirra - sono già entrati in vigore, uno a ottobre 2013, l'altro a gennaio 2014. L'ultimo, più sostanzioso, è previsto invece a gennaio 2015: l'innalzamento complessivo della tassazione, alla fine di questo percorso ammonterà a un +30% maturato in poco più di 1 anno". L'effetto di queste misura sulla bottiglia acquistata dal consumatore è sostanzioso: se il peso fiscale (accisa più Iva) su una bottiglia di media gradazione da 66cl acquistata al supermercato a 1 euro è oggi pari a circa il 40%, a gennaio sfiorerà il 45%: quasi un sorso su due di quella birra se lo berrà, di fatto, il fisco. Ma non solo.

Il Ref spiega che a fronte dei 177 milioni preventivati, ne arriveranno appena 116. Ai quali vanno però sottratti ulteriori 48 milioni, effetto negativo in termini d'introito fiscale per il calo del Pil causato dalla flessione dei consumi. Alla fine lo Stato si ritroverà ad aver incassato solo 68 milioni di euro effettivi (il 62% in meno di quanto sperato), avendo però prodotto un effetto drammatico sui posti di lavoro (-2400 complessivi), in settori a forte impiego giovanile: primo fra tutti il commercio (-568 posti di lavoro), poi l'industria alimentare (-431 posti di lavoro), ma anche l'agricoltura (-388) e alberghi e ristorazione (-378).

in data:25/06/2014

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