Ti informiamo che, per migliorare la tua esperienza di navigazione questo sito utilizza dei cookie. In particolare il sito utilizza cookie tecnici e cookie di terze parti che consentono a queste ultime di accedere a dati personali raccolti durante la navigazione. Per maggiori informazioni consulta l’informativa estesa ai sensi dell’art. 13 del Codice della privacy. L'utente è consapevole che, proseguendo nella navigazione del sito web, accetta l'utilizzo dei cookie.

Home » Agronews » Il vino è ancora un buon affare

Agronews

Il vino è ancora un buon affare

Uno studio condotto dall'Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena delinea il valore in Italia dei vigneti a ettaro. Il quadro premia il Nord Italia, la Toscana e i Castelli Romani

Roma- C'e' una fascia geografica nel Nord Italia che va dal Piemonte al Veneto che, malgrado la crisi, continua a mantenere sostenuto il valore dei vigneti a ettaro. Chi ha investito in appezzamenti da Barolo nella bassa Langa, tra i vigneti eroici di Chambave in Valle d'Aosta, attorno al lago di Caldaro in Alto Adige, nella piana Rotaliana a nord di Trento, nell'area delle bollicine del Bresciano, nella zona di Valdobbiadene nel Trevigiano, nel basso Piave attorno a San Dona', sui Colli Euganei vicino a Padova ha fatto un buon affare. Lo dice uno studio, condotto dall'Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena, su "Filiera vitivinicola: tendenze e prospettive per l'Italia. La Toscana e i valori fondiari agricoli", che evidenzia come l'agricoltura sia ancora un buon investimento, specialmente quando si sceglie il vino e si creano le condizioni per l'export del prodotto, con particolare attenzione ai mercati emergenti.

Piu' a sud degli Appennini tiene bene la Toscana dove, dopo un decennio di forte crescita, il valore dei vigneti e' ancora alto, soprattutto i filari Docg e filari nelle aree del Chianti Classico e di Montalcino. Dopo l'esplosione dei prezzi per ettaro necessari per l'acquisto di fondi agricoli coltivati a vigneti di pregio, che ha avuto luogo dal 1999 al 2007, nel 2014 si e' assistito ad una stabilizzazione generale del mercato, che non hanno seguito il calo dei terreni agricoli comuni. Non c'e' stata in questo caso l'erosione di valore che hanno subito i terreni agricoli comuni in nel 2012 e 2013.

Piu' a sud, l'unica zona vocata alla vitivinicoltura a mantenere alti valori fondiari e' quella dei Castelli Romani, area di rifornimento storico dell'enorme mercato della capitale. Le regioni meridionali e le isole hanno invece forti spazi di crescita dato che i costi ad ettaro sono ancora abbordabili mentre l'enologia meridionale ha fatto passi da gigante attraendo investitori in aree particolarmente vocate e appetibili, oltre che per la realta' vitivinicola, anche per le risorse storico-artistiche e paesaggistiche.

in data:09/06/2015

Cerca

Multimedia

  • video

    Tg Agricoltura. Edizione 4 luglio

  • foto

    Binomio, a Roma arriva la cucina all day long nata in Catalogna

  • video

    Tg Agricoltura. Edizione 27 giugno