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In dieci anni chiuse il 35 per cento delle distillerie italiane. Entra in campo il "salva-grappa"
Il decreto 747, in vigore dal 1 agosto, avvia un meccanismo di maggiore tutela dell’Indicazione di origine geografica contro i tentativi di frode del prodotto elimando il taglio tra diverse partite
Roma- Termina il Far west dei distillati. Almeno questo è il risultato che tutti auspicano. Dal prossimo 1 agosto l’acquavite italiana potrà infatti essere confezionata al di fuori della penisola esclusivamente se spedita all’estero come prodotto finito. Il provvedimento, previsto dal decreto 747, è stato annunciato e illustrato in occasione dell’assemblea per i 70 anni dell’Associazione nazionali industriali distillatori di alcoli e acquaviti (Assodistil). Il decreto, conosciuto come “Salva-Grappa” mette fine in particolare a operazioni come il taglio tra diverse partite e blocca l’edulcorazione, la diluzione e la refrigerazione che permettevano agli imbottigliatori, anche stranieri, di intervenire sulla qualità del prodotto. Insomma la misura può ridare fiato alla distillazione italiana visto che lo scorso anno la produzione di acquaviti di vino made in Italy ha registrato il suo minimo storico con soli 20mila ettanidri prodotti con una riduzione, rispetto a sei anni fa, di quasi il 90 per cento a causa delle pratiche fraudolenti diffuse in alcuni Paesi dell’Unione europea ed extra Ue che hanno venduto sul mercato acquaviti di vino e brandy senza controlli sul reale invecchiamento dei prodotti e sull’origine delle materie prime utilizzate, come prescrive invece la normativa dell’Unione.
In questo contesto non mancano dunque le note dolenti di settore: negli ultimi dieci anni- viene segnalato il 35 per cento delle distillerie ha chiuso e” il motivo – dice il presidente dell’associazione Antonio Emaldi- non è per colpa propria, ma per una storica insufficienza nazionale di materie prime agricole fondamentali per la distillazione e per le politiche di Bruxelles nei settori vino e dello zucchero che negli ultimi anni hanno avvantaggiato soprattutto alcuni Paesi”.
Non è però tutto negativo: il provvedimento teso a fare scattare un meccanismo di maggiore tutela dell’Indicazione di origine geografica contro i tentativi di frode si associa allo stesso tempo anche ai dati economici di Assodistil relativi al 2015 che segnala una produzione che appare stabile sugli 80mila ettanidri dopo alcuni anni di calo. In questo contesto buona è anche la performance sull’estero che nell’Unione europea cresce di un 12 per cento.
Non buono è invece il confronto italiano con la produzione mondiale: nell’ Unione europea, esclusa l’Italia, si è passati da 21 milioni di ettanidri del 2005 a 73 milioni nel 2015. Il Belpaese, da solo, ha registrato una riduzione dei volumi di alcoli e acquaviti di circa il 40 per cento. In tutto il mondo la produzione è passata da 457 milioni di ettanidri ad 1 miliardo e 175 milioni di ettanidri. Infine dal punto di vista istituzionale con il prossimo Collegato agricolo ci sarà la possibilità- come annunciato dal vice ministro per le Politiche agricole Andrea Olivero, di realizzare consorzi per le bevande spiritose.
Gianluca Pacella
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