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Industria molitoria: il sole non brilla, ma il settore tiene il passo

Il comparto ha mostrato un trend produttivo sostanzialmente stabile soprattutto grazie alla tenuta delle esportazioni di prodotti derivati dalla trasformazione di farine e semole. Il fatturato 2013 è di 3,601 mld in riduzione dello 0,5 % rispetto al 2012

Roma- Non c’è da essere euforici, ma neanche da drammatizzare troppo in un momento in cui il sole non brilla per nessuno in questo periodo di crisi. L’industria molitoria, 358 molini e 4.500 addetti, tiene il passo nel 2013 nonostante le difficoltà. L’analisi, emersa in occasione dell’Assemblea Generale annuale di Italmopa, l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia aderente a Confindustria e a Federalimentare, fa tirare un sospiro di sollievo al comparto nazionale della trasformazione primaria del frumento tenero per la produzione di farine destinate alla panificazione artigianale e industriale, all’industria dolciaria (biscotteria e lievitati) e alla produzione di pizza e della trasformazione primaria del frumento duro per la produzione di semole destinate prevalentemente all’Industria pastaria.

Dati alla mano la produzione di sfarinati – farine di frumento tenero e semole di frumento duro - si attesta nel 2013 su 7.712.000 tonnellate (4.007.500 t di farina di frumento tenero e 3.704.500 t di semola di frumento duro), un livello in leggero incremento rispetto al 2012 (7.588.000 t) e che risulta comunque in controtendenza rispetto a quello dell’intero settore alimentare che, nel 2013, ha fatto complessivamente registrare una riduzione dello 0,7% dei volumi produttivi. La domanda di sfarinati è stata, anche nel 2012, largamente influenzata, nel settore degli sfarinati di frumento duro, dall’andamento positivo delle esportazioni di pasta, che ha consentito di ovviare alla flessione del consumo interno. Per quanto riguarda le farine di frumento tenero, a fronte di una nuova riduzione del consumo di pane, viene invece registrato un incremento del 5,4% dell’utilizzazione di farine per i prodotti considerati “sostituti” del pane (pan carré, cracker, pani croccanti). Questo trend in crescita è riconducibile al minor spreco di tali prodotti, derivato dalla maggiore praticità nell'acquisto e nell'uso dei prodotti stessi, e dal loro più lungo periodo di conservazione. Sul futuro del settore pesano nuovi elementi di criticità, riconducibili ad un aumento generalizzato dei costi accessori quali energia e trasporti e da un sempre difficoltoso accesso al credito. Due fattori che, uniti alla crisi dei consumi alimentari, rischiano di ridurre i già ristretti margini di redditività delle Aziende molitorie.

Il fatturato complessivo del settore molitorio si è attestato, nel 2013, sui 3,601 miliardi di Euro, in riduzione dello 0,5 % rispetto al fatturato 2012 (3,619 miliardi di euro), e appare riconducibile alla diminuzione generale delle quotazioni degli sfarinati, nonché dei sottoprodotti della macinazione.


“Nel 2013, l’Industria molitoria italiana ha mostrato un trend produttivo sostanzialmente stabile - afferma Ivano Vacondio, Presidente di Italmopa - soprattutto grazie alla tenuta o al rafforzamento delle esportazioni di prodotti derivati dalla trasformazione di farine e semole, mentre gli impieghi di farine e semole destinate a prodotti di largo consumo destinati al mercato interno hanno confermato il trend negativo già registrato nel 2012”. “Purtroppo - prosegue Vacondio - il 2014 lascia intravedere nuovi elementi di criticità per il settore molitorio: la flessione generalizzata dei consumi interni alimentari è destinata a proseguire con ripercussioni negative anche sul nostro settore. Il livello dei costi accessori, quali l’elevato costo dell’autotrasporto o gli alti costi energetici, nonché le perduranti difficoltà di accesso al credito, potrebbe impattare negativamente sulla già marginale redditività e competitività del settore”.


COMPARTO A FRUMENTO DURO: FRENA IL MERCATO INTERNO, BENE L'EXPORT DI PASTA 

Nel 2013 la produzione di semole, destinate in particolare all’industria pastaria, è stata complessivamente di circa 3.704.500 tonnellate (3.561.000 t nel 2012). La domanda di
semola è stata sostenuta dall’incremento delle esportazioni di pasta alimentare
, vero e
proprio motore del comparto, che continuano a beneficiare di un trend positivo che ha contribuito a compensare l’andamento negativo dei consumi interni constatato ormai da diversi anni. Senza grandi variazioni i quantitativi di semole destinate alla produzione di pane di grano duro e per uso domestico.

COMPARTO A FRUMENTO TENERO: CONTINUA LA FLESSIONE DI FARINE DESTINATE ALLA  PRODUZIONE DI PANE MENTRE CRESCONO GLI UTILIZZI DI FARINA PER PRODOTTI “SOSTITUTI” DEL PANE E PER USI DOMESTICI

Al trend leggermente positivo delle semole di frumento duro ha fatto da contraltare la
leggera flessione della produzione di sfarinati di frumento tenero per un volume pari a 4.007.500 tonnellate (4.027.000 t nel 2012). Quasi la totalità delle farine prodotte sono state destinate al mercato interno, mostrando una diminuzione (-0,5%) che ha riguardato essenzialmente il pane. In flessione del 2,1% l’utilizzo di farine destinate alla panificazione, artigianale o industriale. Risulta invece in aumento l’utilizzazione di sfarinati per la produzione di prodotti considerati “sostituti” del pane” – cracker, pan carré, pani croccanti - in virtù di una maggiore praticità nell'uso e, soprattutto, del più
lungo periodo di conservazione che hanno tali prodotti rispetto al pane. Si registra altresì un aumento dell’utilizzo di farine per i prodotti destinati alla colazione, quale conseguenza di un “ritorno” alle colazioni in casa. Segnali chiari di un ritorno alla preparazione domestica dei cibi emergono dalla crescita significativa delle vendite di ingredienti di base, come la farina di frumento.

in data:03/06/2014

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