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Investire nel vino conviene. Un po' meno nel Buono ordinario del tesoro

Nonostante una redditività del capitale in calo negli ultimi anni- segnala Denis Pantini di Nomisma- la viticoltura dà più garanzie rispetto a un capitale fermo in banca. Il settore enologico è all'1,4% nel 2013

Roma- Investire nel vino è sempre più conveniente che farlo nei Bot (buono ordinario del tesoro) nonostante una redditività del capitale in calo negli ultimi anni. A sostenere la tesi è Denis Pantini, direttore Area Agricoltura e industria alimentare di Nomisma nel corso di forum promosso dall'Associazione delle Donne del Vino nell’ambito di Wine2wine. Pantini, sulla base di una elaborazione di Nomisma,  segnala che la redditivita' del capitale proprio (indice Roe) nel settore vitivinicolo oscilla dai 3,9% del 2007, a 1,7% del 2008, per toccare il 3,3% nel 2010 e scendere a 2,1% del 2012 fino ad arrivare all’ 1,4% nel 2013. Lo studio, effettuato su un campione di 754 aziende vinicole con un fatturato cumulato di 4,5 miliardi di euro nel 2013 con esclusione delle cooperative, è stato possibile grazie alla banca dati Aida Bureau van Dijk.

Nel spiegare l’analisi il direttore Area Agricoltura e industria alimentare di Nomisma ha detto che ''investire nel vino risulta sempre piu' conveniente di un capitale fermo in banca o dei Bot, con le marginalita' migliori che si registrano in Veneto, unica regione in positivo (7,2%) da un confronto 2013 con l'anno precedente (5,7). Tiene bene- ha proseguito- la Toscana, seguita dalla Lombardia, mentre registrano valori passati in negativo Piemonte e Sicilia. Il rendimento del capitale- ha concluso- non va tuttavia a braccetto con i valori fondiari che sono solidamente stabili nell'Astigiano, a Montalcino, e in Alto Adige, con valori addirittura in crescita del 14% per il Sangiovese di Romagna’’

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